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E' tempo di Recovery Funk!
17/2/2021 - 3:41
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� innegabile che i disastri economici della locomotiva Italia siano
rimbalzati di vagone in vagone, fino a raggiungere l'ultimissimo
scompartimento del treno. Su cui viaggiano senza biglietto gli artisti!
Questa categoria invisibile, per tradizione sopravvivente al di
fuori dei radar dell'ISTAT e degli istituti previdenziali, ha finora
ricevuto pi� like sui balconi che ristori. Attendeva con crescente
angoscia la provvidenziale pioggia del #recoveryfund, per dissetare una
gola sempre pi� secca e screpolata.
Nelle ultime settimane per� una strana forma di eccitazione ha
pervaso musicisti, attori e maestranze dello spettacolo. Un nuovo
governo, presieduto da un'eminenza economica, sta per riscrivere le
regole del gioco e mettere a sistema 209 miliardi di euro. Potr� mai
deludere le aspettative di chi ha reso l'Italia portabandiera mondiale
della bellezza?
Non serve attendere l'ufficialit�, tanto ormai � chiaro e risaputo.
Buona parte di questi fondi verranno senza indugio riversati sull'ultima
carrozza del treno. Anzi, sull'ultima ruota della bicicletta, perch�
nel frattempo gli artisti sono scesi dal treno per paura del
controllore. A loro � rimasta solo la bicicletta. Ecologica e libera da
costi di pedaggio e carburanti.
Per festeggiare l'imminente riscatto economico degli artisti, una
carovana a pedali cui La Repubblica delle Biciclette non poteva non
aderire si appresta a partire da Milano ed arrivare a #Sanremo, in tempo
per consegnare la sua fiaccola al Festival della Canzone Italiana.
Salvo forature, naturalmente. Durante il tragitto, diviso in sei tappe, i
portabandiera a pedali del mondo dello spettacolo raccoglieranno i
messaggi di giubilo delle associazioni culturali e degli artisti rimasti
letteralmente a piedi, regalando un ultimo saluto alle tante sale da
concerto e ai teatri che non riapriranno mai pi�.
Una delegazione ferrarese, composta dal cantautore Guido Foddis e
dal bassista Davide Mantovani, pedaler� al centro della carovana
ciclistica denominata 'L'ultima ruota' e intoner� l'inno che ha dedicato
alla magica pozione in grado di guarire i dolori di tutti gli artisti
derelitti e dimenticati: il #RecoveryFunk!
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 articolo La Nuova Ferrara del 16-02-2021 download
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Nella tana di Peter Sagan
17/2/2021 - 3:18
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Una storia incredibile, raccontata per Tuttobici nel 2012. Stavo
registrando le canzoni del disco 'La Repubblica delle Biciclette'. Ogni
tentativo di abbordare il campionissimo Peter Sagan era andato a vuoto.
Se volevo davvero fargli cantare la canzone 'La Maglia Rosa' dovevo per
forza raggiungerlo a Zilina, in Slowacchia. 10 ore per andare e 10 ore
per tornare. In giornata. Ecco com'� andata davvero!
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 Nella tana di Peter Sagan - servizio pubblicato sulla rivista Tuttobici download
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LA ROMANIA A BORDO DI UNA SKODA
1/4/2008 - 12:10
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sabato 24 marzo 2007
L'aereo mi deposita con relativa dolcezza a Bucarest.
Ho passato la notte in bianco, colpa del fuso orario da musicista che poco si accorda con la vita da cooperante.
La barba ispida e l'umore burbero, ancora mi sto chiedendo chi me l'ha fatto fare.
In realt� me l'ha fatto fare quel pungolo che mi rompe i coglioni
tutte le volte che rimango pi� di un giorno a coccolarmi nello stesso
posto.
Fiuto l'aria mentre l'occhio zigzaga alla ricerca di Giuseppe, il
volontario italiano che vive qui in Romania e che far� squadra con me
per i prossimi quattro giorni. C'� odore di inverno e di marmitte non
catalitiche, il cielo � plumbeo e pare che il risveglio della natura
quest'anno si far� ancora attendere a lungo.
Come dev'essere vivere a Bucarest? Boh, non sembra una gran fortuna a prima vista.
Vivere a Bucarest... Questo � proprio il titolo di una pubblicazione
che l'atrio dell'aeroporto ti regala appena arrivi. Se non sei
organizzato gi� di tuo non ti resta che afferrare il giornalino e
gettarti in pasto a tassisti e procacciatori di hotel (e di ragazze, se
hai contanti per pagare). 'Vivere a Bucarest' � tutto scritto in lingua
italiana , contiene inserzioni di pizzerie 'Quattro Stagioni' e di...
centri massaggi. Mi tornano in mente gli ultimi sms che mi sono arrivati
dall'Italia... Amici che sapendomi in partenza per la Romania
chiosavano: 'Vecchio porco, scopa anche per me' e 'Se penso a tutta
quella fica mi sento male'.
Forse non immaginano che qui all'aeroporto c'� s� una fica con la
tetta di fuori. Ma sta allattando il pupo e non mi sembra una piccante
cartolina romena da recapitare al ritorno. Sicuramente nessuna ragazza
da noi mostrerebbe il seno in una sala d'aspetto (in Italia la tetta
casomai la si tira fuori nel priv� di una discoteca o nella stanza del
boss, mica davanti alla famelica bocca di un pargolo!).
Pochi minuti di Romania bastano dunque a sfatare luoghi comuni e favole da caserma.
Giuseppe � in ritardo e sono indeciso se crollare dal sonno abbracciato alla borsa o se girellare per il traffico della citt�.
Scelgo una via di mezzo, cio� crollo dal sonno su una panchina in
mezzo al traffico. Mi sveglia il telefonino, ehil� Gius�, siete qui? ah
eccovi, ciao, piacere. Guido, Giuseppe, Elena, piacere! Fatto bel
viaggio? scusa il ritardo, non c'� problema, sei pronto? s�, andiamo
dai.
Salgo sulla macchina a noleggio che ci scarrozzer� a zonzo per la
Romania, una Skoda Fabia rossa fiammante. Un lusso rispetto ai rottami
che vedo girare per la capitale. Qui la macchina pi� gettonata �
senz'altro l'autoctona Dacia, un ammasso informe di lamiera che una
galleria del vento rispettabile si rifiuterebbe di testare. Questo
catorcio � un mix tra la Zastava e la Citro�n DS e meriterebbe
sicuramente l'attenzione del fanatismo vintage.
Percorriamo l'orrenda periferia di Bucarest costellata di casermoni
grigi e scrostati, a poco a poco scavalchiamo la cerchia urbana e
cominciamo ad inseguire l'orizzonte. Davanti a noi niente, dietro
niente. La campagna romena � quanto di pi� mortificante si possa
vedere, con sterminati campi non coltivati e una densit� abitativa che
la rende pi� simile alla Groenlandia che alla Comunit� Europea. Che
strano vedere tutta questa terra inutilizzata. Da noi in Italia nessun
metro quadro � sprecato, e niente appartiene a nessuno come qua. Non
fosse per le rigide temperature la Romania sarebbe perfetta per
coltivare cannabis, vista l'indifferenza generale nei confronti delle
sterpaglie che costeggiano la strada. Eppure sembra che trovare Maria
qui non sia per niente semplice n� frequente...
Mentre guida Giuseppe mi descrive, mi racconta, mi introduce alle esperienze che mi aspettano. Stendiamo un piano di lavoro.
Ah gi�, che stupido, sono cos� frastornato che manco ho descritto le ragioni del mio essere qui...
Giuseppe � un volontario del Servizio Civile Italiano che
l'associazione I.B.O. ha inviato nella sua casa di Panciu (160 km a nord
di Bucarest) per realizzare il progetto che la vede impegnata in
Romania. Il progetto riguarda la gestione di due case destinate
all'accoglienza e al sostegno di chi si trova ai margini della comunit�.
Perlopi� si tratta di Rom, discriminati qui come in ogni altra parte
di Europa, e di bambini abbandonati, di cui questo Paese detiene il
triste record europeo. Tra gli obiettivi di I.B.O. c'� anche quello di
creare opportunit� per fare musica e sport attraverso le sue strutture e
le collaborazioni dall'Italia.
Ecco spiegata la mia presenza: a maggio metter� in scena uno
spettacolo musicale qui a Panciu mischiando la cultura romena con
quella italiana. Grazie soprattutto alla disponibilit� di Cisco, che
verr� qui a cantare, tenter� di far suonare ad un gruppo romeno le sue
canzoni, riarrangiate per l'occasione con strumenti e suoni dell'est
europeo.
Sono dunque qui per ascoltare e per capire. E anche per scegliere i
musicisti con cui allestire il repertorio. Abbiamo una lunga lista di
persone da conoscere, di folkband da visionare. A cominciare proprio da
oggi pomeriggio.
La Skoda avanza a velocit� di crociera verso il nostro primo
appuntamento, nella citt� di Focsani. Il cielo rompe gli indugi e
comincia a pisciarci addosso. Fango, fango e ancora fango, la Romania si
scioglie sotto le nostre ruote mentre Elena, la volontaria romena che
lavora insieme a Giuseppe, dal sedile di dietro ci fornisce bocconi di
wurstel piccanti e pane da sbranare durante il viaggio.
Attraversiamo Focsani ridotta a un acquitrino fino a raggiungere la casa di Mircea.
Questo omone panciuto � un professionista della fisarmonica e
attraverso la posta elettronica mi hanno gi� fatto ascoltare alcune sue
registrazioni. Conto molto su di lui per mettere in piedi il gruppo.
Mircea ci accoglie in casa dopo averci fatto levare le scarpe
inzaccherate. La sua faccia sorride ma rimane in piedi, � nervoso perch�
si sente sotto esame. Vorrebbe convincermi a inserire nella band anche
suo fratello, suo zio e suo nipote, senonch� suonano tutti il suo
stesso strumento! Cerchiamo di spiegarci ma � evidente che abbiamo idee
differenti sul progetto. Mette su un po' di swing da pianobar suonato
con la Bontempi esclamando 'Questa � vera tradizione romena!'
Siamo messi bene...
Sbuca fuori dallo sgabuzzino una geisha in pantofole... no, � la
moglie che con sguardo basso e deferente ci offre del vino. 'Perep�
erbazem!' esclamo, tentando di ricordare come si dice 'grazie' in
romeno... Sguardi perplessi tra i presenti... La mia inesperienza mi �
fatale: per fare bella figura e mettere Mircea a suo agio vuoto il
bicchiere in due colpi. L'improvvido gesto fa s� che il mio bicchiere
d'ora in poi sia guardato a vista, appena si svuota viene rabboccato... e
se non si svuota mi viene intimato di bere, ch� fa bene ed � vino
fatto in casa! Giuseppe con la faccia di chi la sa lunga sorseggia
invece una Coca-Cola...
200 Km percorsi proprio venire a sentire Mircea, ma alla fine il
nostro eroe manco possiede lo strumento e dunque non riusciamo a
provinarlo. Un po' imbarazzati e delusi lo salutiamo dandogli
appuntamento per quando avr� una fisarmonica da suonare...
La strada � adesso buia e per via della pioggia battente riflette i
fari delle macchine contrarie. Panciu ci accoglie verso ora di cena,
stanchi ed affamati.
La casa dell'I.B.O. � un avamposto conficcato su una distesa di
fango. Entriamo con le scarpe farcite di melma e accendiamo
immediatamente la stufa a legna, dalla bocca esce la condensa del
respiro. Non ci sarebbe niente di male se ci ficcassimo subito sotto le
coperte, ma che peccato concludere cos� la mia prima giornata romena!
E' il sabato del villaggio e vale la pena sperimentare gli sballi
giovanili che questo paese sa offrire.
Una rapida cena casalinga a base di ricotta salata e uova e
dribblando le pozzanghere raggiungiamo il centro. Meta d'obbligo: il
discobar di Panciu!
Il locale dentro sembra un bar con una pista da discoteca in mezzo.
Disco-bar, appunto! Ai lati del dancefloor dei tavoloni di legno e
nell'angolo l'immancabile biliardo. Mi guardo intorno realizzando con
orrore di essere io il matusa della situazione. Torme di ragazzine
minorenni ballano sculettando una specie di tecno arabeggiante.
Boncompagni probabilmente si leccherebbe i baffi e preparerebbe un bel
format televisivo. Al tavolo della nostra compagnia una ragazzona mora
si ferma per raccogliere le ordinazioni. Strizza l'occhio a Giuseppe e
mette i pettorali in evidenza, poi fa un complimento ai miei occhi neri
(sar� la penombra o la sua daltonia, ma lusingato non oso
contraddirla...). Ci porta una birra Ursus e poi torna al bancone
malvolentieri, lasciandoci come ricordo la scia odorosa delle sue
ascelle.
Elena mi racconta che la maggior parte dei ragazzi qui dentro
provengono dall'orfanotrofio e sono minorenni. Compresa quella stangona
di un metro e ottanta che si snoda sopra un cubo con la minigonna
tirata su. Miss Panciu sogna probabilmente un palcoscenico ben pi�
prestigioso di questo discobar di campagna e non vede l'ora di andarsene
di qua. Dalla sicurezza con cui si muove e dalle mosse provocanti che
imita si vede che ha visto molta televisione e mi inquieta parecchio.
Tanto da ricordarmi la canzone 'Delusa' di Vasco, sembra scritta
apposta.
Vuotiamo il bicchiere e rientriamo nella nostra casa. Anche se la
notte � ancora giovane, domani sar� una giornata impegnativa e lunga.
Ehi, ricordiamoci che vanno aggiornati gli orologi con l'ora legale! La
stufa ancora non ha scaldato le stanza, per cui mi devo nascondere
sotto le coperte per trovare conforto. Il sonno non si fa attendere,
lascio che mi ipnotizzi mentre il latrato dei cani randagi sotto la
pioggia battente mi suona una ninnananna romena.
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domenica 25 marzo 2007
La nuova mattinata ci riserva un sole freddo e terso. Il fango ormai
liquefatto ed esausto si stende ad asciugare e nella casa 'italiana'
il bricco del caff� ci prepara ad affrontare il viaggio. E' caff�
romeno, che prepariamo versando nell'acqua bollente gi� zuccherata due
cucchiai di Lavazza finch� non si depositano in fondo. Decente, ma la
moka non si dimentica! A darci energie anche i biscotti del Mulino
Bianco, in un clima di saudade collettiva. Stesi a terra masticano con
noi il bastardino Emma e il felino Musetto. Mentre terminiamo di
lavarci i denti viene a trovarci il vicino di casa. Anche lui suona, e
siccome ha saputo delle audizioni ritiene di avere le carte in regola
per entrare nella band...
Accomodati. Cosa suoni? Il contrabbasso? Splendido! Ci fai sentire
qualcosa? Ah, non ce l'hai... E quindi? Ah, ce l'ha il comune da
prestartelo? Ah, ma non ha le corde... E quindi? Ah, hai un basso a
casa? No, una chitarra? E un tuo amico suona bene la fisarmonica?
Grande, perch� non ce lo chiami qui? Ah, non hai il numero...
Che davanti a noi non ci sia un fulmine di guerra mi pare evidente, soprattutto dal punto di vista organizzativo!
Chiacchieriamo un po' del progetto, gli spiego che ho bisogno di un
contrabbassista, ma anche di un contrabbasso. E che stando cos� le cose
non so come fare ad ascoltarlo. Detto fatto, si precipita in casa sua e
ritorna tutto felice imbracciando una chitarra senza due corde
completamente coperta di ruggine.
A colpo sicuro il nostro primo provinato della giornata sfodera la
chicca del suo repertorio: 'Dammi il tuo amore, non chiedermi niente,
dimmi che hai bisogno di me...'. Questa versione romena di Alan Sorrenti
� talmente orrenda che mi commuove. Decido di dargli un'altra chance,
tra due giorni ci vediamo qui con un contrabbasso ok? Dice di s� ma si
capisce che non mi accontenter� mai.
Pochi minuti per salutare Elena e sono a bordo della Skoda rossa con Giuseppe, direzione Buzau.
Qui faremo un'audizione a un autentico gruppo folk romeno, composto
da chitarra, contrabbasso, percussioni, fisarmonica e violino. Mentre
la macchina veleggia tra i campi incolti decidiamo la strategia per
condurre il provino in maniera proficua.
La citt� di Buzau, tolta la periferia tipicamente filosovietica di
parallelepipedi grigi e sovraffollati, si rivela un'incantevole borgo
mitteleuropeo con epicentro presso la piazza del municipio e il convento
ortodosso. Il luogo concordato per conoscere il gruppo folk � un
ristorante ben arredato, la qual cosa mi fa suonare un campanello
d'allarme. Tra presentazioni e salamelecchi saliamo al piano superiore,
dove ci � stata riservata una sala apparecchiata. I musicisti vestiti
con giacche eleganti un paio di taglie pi� grandi, eccetto il
mastodontico contrabbassista che a giudicare dall'abito sofferente
dev'essere uno sterminatore di bottoni... Il percussionista invece ha
tirato il bidone, ma ci assicurano che tanto le percussioni nella musica
romena non si usano, perch� sono in conflitto con il basso. Teoria
abbastanza demenziale (smentita da migliaia di dischi e cento anni di
concerti) creata forse ad hoc per coprire la defezione del loro compare.
Prima di dare la parola, finalmente, agli strumenti, un cameriere
viene a raccogliere le ordinazioni. Non saremmo qui per consumare al
bar, ma per evitare brutte figure prendiamo una birra per tutti. I
musicisti la prendono doppia. Poi questa scalcagnata orchestrina
dell'est inizia ad eseguire il suo repertorio. Sembrerebbe uno swing
americano degli anni Venti ma ci assicurano sia il gipsy romeno
autentico. E' comunque un'orchestra da pizzeria per turisti, un po'
come gli stornellatori nelle trattorie di Trastevere col listino prezzi
in inglese. Il violinista � il pezzo da novanta del gruppo. Suona il
violino e ha ottantadue anni. Due denti superstiti, ma d'oro zecchino,
conferiscono un fascino irresistibile alla sua pronuncia quando inizia a
cantare. Strizza l'occhio a Giuseppe, come la cameriera del discobar
la sera prima, e si lancia in assoli strappamutande col violino. Il
chitarrista arranca sudatissimo con un sorriso triste stampato in
faccia.
Terminato il piccolo concerto ci sediamo al tavolo per parlare anche
del lato economico. E qui nascono i primi dissapori. A quanto pare
sono abituati a cospicui ingaggi e per loro sarebbe un grosso sacrificio
rinunciarvi per fare questa esperienza con noi. Ma bastano 50 euro in
aggiunta per vincere la loro diffidenza e riaccendere il loro amore per i
bambini di Panciu! Spiego che mi riservo di ascoltare altri
strumentisti nei prossimi giorni e che entro una settimana sapranno la
mia decisione. Io e Giuseppe facciamo per andarcene quando ci fanno
notare che ci sarebbe il conto da pagare... Qui non si paga alla romana,
ognun per s�, ma alla romena, cio� gli italiani per tutti! Quindi ci
accolliamo il totale delle birre, cui vanno aggiunte le ultime cinque
bottiglie ordinate in extremis dai nostri eroi folk mentre ci infiliamo
le giacche. Alla fine la somma da pagare � talmente alta che
sospettiamo nasconda un paio di mesi di bevute a credito, in attesa
della nostra messianica venuta!
Torniamo alla Skoda rossa pi� incazzati che depressi. Finora i
provini non hanno portato proprio a nulla, e urge rivedere i nostri
piani per non tornare in Italia senza aver concluso un cazzo! Se non
altro abbiamo capito che qui tutti strizzano l'occhio a Giuseppe,
particolare che non lo entusiasma particolarmente.
Questa sera dormiremo a casa di amici nella citt� di Iasi, situata
nel nord della Romania al confine con la Moldavia. Qui domani andremo a
caccia di talenti tzigani da arruolare per il concerto di Panciu.
La strada � lunga, ci aspettano pi� di trecento chilometri e siamo
gi� a met� pomeriggio. Per accorciare i tempi di percorrenza e dare un
po' di soddisfazione alle tante pattuglie di vigili rurali disseminati
per la statale passo io alla guida. Pochi minuti e Giuseppe ha gi� le
unghie affondate nel sedile della Skoda.
Avanziamo con ritmo indiavolato per le campagne mentre nuvole
nerissime tornano ad affacciarsi all'orizzonte. Poche pause e solo per
pisciate improrogabili. L'autoradio a palla trasmette musica da
discoteca turca. Presto siamo avvolti da una bufera di pioggia mentre
la luce cede il posto alla sera. Sono le dieci quando entro nella grande
citt� di Iasi, capitale universitaria della Romania. A un'ora da qui
il confine moldavo. Questa � una terra ricca di storia e di cultura,
come testimoniano i teatri, le chiese e i ricchi palazzi. Stiamo
morendo di fame e non possiamo tollerare un'altro panino da autogrill.
Per cui dopo aver lasciato i bagagli a casa torniamo con gli amici in
macchina per raggiungere un ristorante tradizionale e fare finalmente
turismo gastronomico!
Ma proprio mentre ingraniamo la prima ci si pone davanti un'immagine decisamente singolare...
Una persona appesa per il collo ad una cancellata emette rantoli
sinistri! Scendiamo e togliamo a questo sventurato la cintura che gli
fa da cappio, ma lui sembra odiarci per non esserci fatti i cazzi
nostri. Assisto alla conversazione in romeno tra la nostra compagnia e
l'aspirante suicida mentre si palesano due nuovi personaggi. Non capisco
chi sono, n� cosa si stiano dicendo tutti quanti. Ma poi di colpo vedo
il suicida scappare via inseguito da questi due. Non succede pi� nulla,
dunque dopo un attimo di perplessit� possiamo riprendere la via del
ristorante.
La sala da pranzo si trova nello scantinato, tra archi di mattoni
rossi verniciati. Una specie di Cavern, per chi conosce la storia dei
Beatles. Mi dicono che questo sia il tipico locale da cartolina dei
tempi infausti del dittatore Ceausescu. In effetti c'� molto di
sovietico e di kitch-demod� in questo scenario. Come menu assaggio una
chorba con la trippa e degli involtini di carne avvolti in foglie di
vite. Tanto sono buoni quanto sono indigeribili. Tornati in strada
facciamo due passi per il centro, inseguiti da bande di cani randagi.
Se vuoi sentire il suono della Romania devi ascoltare l'abbaiare dei
cani di notte. Rimango molto colpito da come tutti rispettino con
timore e deferenza i cartelli stradali, compresi i divieti di sosta. I
nostri amici di Iasi protestano vivamente ogni qualvolta parcheggio la
macchina in doppia fila o percorro un viale in senso vietato. Ma
rispetto al caos anarchico che governa il resto della loro giornata mi
sembra cos� contraddittorio... Anche la considerazione che danno alla
religione mi sembra decisamente fuori luogo, considerando che pochissimi
in realt� praticano i loro riti. Beh, quest'ultima frase la potrei
pronunciare anche se parlassi dell'Italia! E comunque trovare uno che
abbia il coraggio di definirsi ateo in Romania � come trovare un
astemio in provincia di Belluno! Ogni chiesa, seppure ortodossa, sfoggia
tutto il suo sfarzo e la sua autorit�. Ne vediamo parecchie mentre
giriamo per Iasi. Una mi raccontano fosse tutta ricoperta d'oro. Ma non
ne rimane traccia perch�... si � sciolto col tempo, questa la
spiegazione ufficiale! In Italia questo strano fenomeno di corrosione
aurea si chiama furto, ma non volendo offendere nessuno tengo questa
riflessione per me.
La passeggiata ci rimette appetito, per cui ci ripariamo in un take
away strepitoso a ingozzarci di pastarelle con la marmellata di noci.
Non piove pi�, ora l'aria � fresca e pulita. Prima di buttarci a letto
chiediamo alla Skoda un ultimo piacere: portaci in alto, in cima alla
collina che sovrasta la citt�!
Da quass� Iasi � una lunga distesa di luci. Il vento freddo ci
sferza, di fianco abbiamo solo un paio di macchine a luci spente che
credevano di stare al riparo dai rompicoglioni, e invece...
Guardo il presepe sotto di me e penso a dove cazzo sono finito.
Potevo fare l'universit� e trovare un lavoro stabile e ben
retribuito... Per fortuna per� non l'ho fatto. Oggi � la Romania, domani
ci pensiamo.
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luned� 26 marzo 2007
Anche questa nuova giornata ci accoglie con il sole. Abbiamo dormito
solo poche ore e la fatica comincia a farsi sentire. Le mie occhiaie
sono ingrassate un paio di chili da quando sono qua nell'est europeo!
Skoda, Skoda, oggi portaci a... Pacsani! Lasciamo alle nostre spalle
la brulicante Iasi e ci addentriamo nelle campagne, dapprima su buona
strada, poi su una rabberciata carrareccia. Le macchine presto lasciano
il posto ai carri trainati dai cavalli con cui la popolazione si reca
tutti i giorni al lavoro. Gli animali decorati con delle nappe colorate
di fianco agli occhi sussultano quando incrociano la nostra Skoda.
Siamo due gringos nella pi� remota regione della Romania! Qui
ascolteremo suonare un nuovo gruppo folk tradizionale, molto gettonato
nei matrimoni e nelle feste patronali. Ma per raggiungerli dobbiamo
deviare da Pacsani a un villaggio minuscolo che non � segnato sulle
carte. Chiediamo la strada a un signore avvolto nei suoi folti
mustacchi. Con mia grande sorpresa questo tira fuori il cellulare e
chiama un amico tassista, tramite il quale impariamo la tortuosa strada
per raggiungere la nostra meta! Il generosissimo passante non chiede
niente in cambio del favore e ci augura buona giornata. Vorrei tanto
portare dei manager milanesi a fare un corso di socializzazione qui da
lui, ne avrebbero proprio bisogno!
Comunque... 'Perep� erbazem, ciao!' esclamo con gratitudine.
Ora siamo su una sterrata polverosa, costellata di tanto in tanto da
bibitari e da agenzie di viaggio fatte col cartone. Il paesaggio �
splendido, colline dolci e suggestive, casette coi tetti tipici, gente
che cammina ai lati della strada o che sfreccia sui carretti. Bucarest
sembra lontana anni luce. Al quadrivio di Vitovara il nostro Sorin ci
sta aspettando. Suona la fisarmonica e di lavoro � professore di roman,
la lingua del popolo rom. In questa regione la popolazione � in
maggioranza rom, seppure sia stanziale da pi� generazioni.
Sorin ci porta in un fienile, la sua sala prove. Ma l'ennesimo
disguido col titolare dell'immobile, ubriaco e di pessimo umore, ci
consiglia di ripiegare altrove. Sorin ci presenta suo fratello,
batterista della band, e il padre, violinista. Quest'ultimo sfodera un
sorriso caldo e pieno di umanit�, la pelle scurita dal sole e le nocche
della mano callose e sformate dal lavoro. Sembra di stare sul set di un
film di Kusturica. Troviamo un'altra casa libera dove poter parlare di
musica. Spiego le motivazioni del nostro progetto, il tipo di musica
che vorrei imbastire. E chiedo se � possibile ascoltarli. Questa volta
non ci sono inconvenienti. Il batterista tira fuori una cassa e un
rullante da cui sbucano le piume di una gallina. Il contesto �
demenziale ma racchiude una poesia indescrivibile. Il signore anziano
tira fuori un violino malridotto, le corde arancioni per la ruggine. Mi
vengono i brividi al pensiero di tenere in mano quel coso... Invece lui
con naturalezza prende in mano l'archetto e con quelle dita forgiate
dalle fatiche di una vita inizia a pigiare sul manico. Sorin, persona
intelligente e disponibile, tiene le fila con la sua fisarmonica. Non �
folklore da cartolina, � vita vera quella a cui assistiamo io e
Giuseppe. Certo, la qualit� tecnica non si pu� definire raffinata,
l'intonazione del violino lascia a desiderare, per� c'� sincerit� nella
loro musica. Il padre canta l'inno dei rom, una splendida canzone. La
sua voce � dolce e intonata. Mi porge una pianta secca di basilico presa
in giardino e mi racconta del suo violino che si tramanda da
generazioni, passato addirittura per le mani di un avo ufficiale
dell'esercito russo. Affrontiamo senza scogli il lato economico del
nostro progetto e anche a loro d� una settimana di tempo per
comunicargli le mie decisioni su chi suonera nel concerto di Cisco a
Panciu.
E' tempo di congedarci, di rimetterci in strada. La mamma e la
moglie di Sorin ci vengono incontro, ci offrono di restare a pranzo.
Con semplicit� e con un grande sorriso. 'Perep� erbazem' ma malincuore
devo declinare l'invito. Abbiamo ancora un'audizione oggi da fare prima
di tornare a Panciu e il tempo stringe. Salutiamo questa famiglia e il
villaggio da fiaba di Vitovara, via di nuovo a bordo della Skoda!
Una chiesetta di campagna attira la mia attenzione. Nel sagrato ci
sono le lapidi del cimitero del villaggio. Spesso qui chiesa e certosa
si trovano nello stesso posto, quasi a non volere separare i morti dalla
divinit� e dalle preghiere. E la morte rappresenta un momento
importante nella vita religiosa della comunit�. Addirittura � usanza che
la bara sia caricata con lo spago sul tetto della macchina, e che alla
vettura venga fatto ripercorrere il tragitto che la persona in vita era
solita affrontare tutti i giorni. Al termine di questo rituale
iniziano i veri e propri festeggiamenti, in cui la famiglia del defunto
offre da mangiare e da bere a una moltitudine di parenti!
Affamati e con l'occhio all'orologio ci fermiamo a Roman, citt� di
transito. Addentiamo qualche frittella in una specie di rosticceria e
visitiamo un convento particolarmente imponente la cui porta d'ingresso �
lasciata socchiusa. Un impianto della Behringer di ottima qualit�
diffonde i salmi della sera. Il giardino del convento � curatissimo, con
le siepi potate al millimetro. Il Mercedes van del capo spirituale
giace parcheggiato sotto un chiostro. Insomma, non esattamente una scena
francescana... Un paio di scatti fotografici prima di risalire sulla
Skoda.
Ora viaggiamo di nuovo sulla strada statale, la nostra prossima
tappa sar� a Buhus�, a un centinaio di chilometri da Panciu. Non
sappiamo bene quale strada ci convenga percorrere. Un passante fuga ogni
nostro dubbio. Di l� a destra, strada ottima e senza buche!
Stocazzo! Rimbalziamo da una voragine all'altra del manto stradale
maledicende quelle ultime parole famose. E' un'ora di passione quella
che impieghiamo per raggiungere la cittadina di Buhus�!
Dispiegata come i paesini italiani del meridione, con la piazza sul
culmine della collina e la strada che risale a chiocciola, non sembra
un posto ricco di attrattive. Ma ci hanno segnalato che qui dei bravi
musicisti sarebbero interessati a partecipare al nostro progetto...
L'incontro si svolge dentro il migliore ristorante della citt�,
elegante e ben arredato. Memori dell'esperienza di Buzau stringiamo le
chiappe quando il cameriere ci chiede cosa ordiniamo... Il signor
musicista al nostro tavolo per� sfoggia pacatezza, misura ed � vestito
in maniera elegante e curata. Parla a voce bassa, spiega che le modalit�
con cui gli � stato presentato il progetto non corrispondono ai suoi
standard abituali. Che � un professionista che ha girato i migliori
festival europei e che i soldi per lui non sono un problema:
parteciperebbe in nome della causa rom. Un po' sono soggiogato dalla sua
tranquillit�, un po' mi inquieta. Capisco di avere di fronte
tutt'altro che uno sprovveduto, ma non percepisco quel calore e quella
poesia di poche ore fa a Vitovara. Gli chiedo di farmi ascoltare
qualcosa, ma una sua occhiata greve mi fa capire che � qui per
discutere e non si abbasser� a fare un provino in un ristorante.
Discutiamo dunque, anche se penso tra me e me che era abbastanza
inutile raggiungere questo buco di culo di paese se poi voleva solo
discutere. Tanto valeva telefonarsi. Rimaniamo d'accordo che lui
registrer� delle musiche apposta per me nel suo studio di registrazione
(!!!) e poi me li mander� in mp3 via email. Questa bordata di
tecnologia dopo due giorni persi nelle campagne di fa tornare in mente
la mia Italia. Sta bene, ci sentiremo via mail. O forse no, penso.
Perch�, non so spiegare il motivo, mi sento che quelle email non
arriveranno mai a destinazione...
Ci alziamo e troviamo il conto del nostro tavolo gi� pagato.
Chapeau! Il nostro misterioso musicista-non-provinato si allontana
carico di misteri a bordo di una lussuosa Audi.
Salutiamo Buhus� e riprendiamo la strada maestra per Panciu.
E' sera quando raggiungiamo la casa italiana. Poche cose ma
confortanti nel frigo. Sufficienti per imbastire una carbonara. Sembra
un secolo che siamo andati via di qua. Invece era ieri mattina. Gli
animali di casa ci fanno gentilmente notare che non mangiano da due
giorni. Ognuno lo fa secondo il suo stile: il gatto ci tortura fino allo
sfinimento con le sue lamentele, mentre il cane Emma sceglie una
strada decisamente pi� ghandiana rimanendo sull'uscio a testa bassa
comunicandoci cos� tutto il suo paziente sdegno. Mi commuove il suo
atteggiamento civile, tanto che la ribattezzo Mahatma Emma! Non
accendiamo nemmeno la stufa, divoriamo tutti e quattro la cena e poi
noi umani ci rintaniamo sotto le coperte. Domani a quest'ora sar� in
volo per l'Italia. Ma nelle ore che mancano le cose ancora da fare sono
davvero tante... A domani, Panciu!
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marted� 27 marzo 2007
L'ultimo giorno di questo viaggio romeno comincia alle 8 di mattina!
Abbiamo un'ora di tempo per riconsegnare al noleggio auto la nostra
Skoda senza pagare una penale. Dunque sorseggiamo velocemente un caff� e
poi ci precipitiamo a Focsani. In teoria a Focsani avremmo anche
dovuto rivedere il fisarmonicista del primo giorno ma una telefonata
preventiva ci faceva capire che sarebbe stata una nuova perdita di
tempo, per cui... ciao Mircea, buona fortuna!
Il proprietario dell'autonoleggio guarda il contachilometri con una
smorfia e poi ci porta dal distributore dove rabbocca fino
all'inverosimile il serbatoio a nostre spese. Infine con compassione ci
accompagna alla fermata dei taxi collettivi. Qui due o tre
scalcinatissime Dacia aspettano di collezionare almeno quattro
passeggeri per intraprendere la loro corsa.
Giuseppe si accorda con un conducente che ci fa cenno di salire. Mi
infilo a fatica tra queste malridotte lamiere, ma mi si incastra il
culo nella portiera. Nel tentativo di entrare lo stesso nell'abitacolo
spingo, e spigno... mi rimane addosso la portiera. Facendo finta di
nulla mi accomodo ugualmente, cercando di nascondere il problema al
proprietario. Ma appena partiti, forse lo spiffero o il rumore, forse
le sue precedenti esperienze, si accorge della situazione e ferma la
macchina... Ecco, adesso si incazza, penso. E invece si scusa con me e
con molta calma inizia a rimontare la portiera come giocasse col Lego.
Pochi istanti e la Dacia � come nuova. Una macchina smontabile! Nel
frattempo gli altri passeggeri hanno intavolato una conversazione
calcistica su Del Piero e Baggio cercando di destare il nostro orgoglio
italiano. Alla fine tra battute e sfott� arriviamo senza intoppi nella
piazza di Panciu. Paghiamo e ci incamminiamo verso il teatro, futura
sede del nostro concerto. Giuseppe scopre con raccapriccio di aver
lasciato il telefonino sul sedile della Dacia. Bravo, gli dico, mi sa
che puoi salutarlo per sempre! E invece pochi istanti dopo vediamo la
Dacia sfrecciare verso di noi. L'autista apre il finestrino e ci
riconsegna il cellulare. 'Perep� erbazem!' Sono sbalordito, in Italia
non sarebbe mai potuta succedere una cosa del genere!
Il teatro � di recente costruzione, moderno e molto carino. Guardo
la metratura del palco e della platea, provo la rifrazione acustica e
chiedo di parlare col messo comunale che gestisce la concessione dello
spazio. Mi si presenta una signora molto gentile e cordiale con cui mi
accordo per la data del concerto e per collaborare assieme alla riuscita
del progetto. Domando se � possibile anche visionare l'impianto voce
residente, cos� vengo portato in uno sgabuzzino dove trovo una scheda
tecnica decisamente migliore delle previsioni. C'� anche il fonico
esclusivo del teatro che si propone subito come membro della mia band.
Non lo spaventa nemmeno un provino, tanto � sicuro di ottenere la parte.
Nel frattempo ci ha raggiunto anche il vicino di casa, quello che
suonava Alan Sorrenti due giorni fa. Decidono di suonare un paio di
pezzi assieme. Nello sgabuzzino del teatro il tecnico cabla una
tastiera e un basso. A nulla valgono i miei tentativi di spiegare che
non mi serve una tastiera. L'ineffabile esperto seleziona sul Bontempi
un'imitazione della fisarmonica e sorridendo dice: 'Voil�, fisarmonica!'
Dalla tastiera esce fuori una base da pianobar su cui il fonico
comincia a svolazzare degli assoli interminabili. Non � esattamente il
tipo di spettacolo che ho in mente, ma ogni tentativo di fermarlo
risulta vano. Vuole assolutamente terminare quella che considera una
strepitosa performance! Alla fine allarga le braccia sorridendo, quasi a
voler dire 'visto quanto sono bravo?'
Grazie, le faremo sapere!
Esco dal teatro a met� tra l'imbarazzato e il divertito. Questa �
stato l'ultima audizione in terra di Romania. Forse la pi� esilarante!
Ora sta a me decidere con chi si porter� avanti il progetto musicale. Lo
scopo del viaggio � stato esaudito, purtroppo va rifatto subito lo
zaino, domani ho un concerto a Roma...
Una breve visita alla sede dell'associazione I.B.O. dove allestiremo
la sala prove la settimana del concerto, un boccone nella casa
italiana e poi sono gi� pronto per il viaggio di ritorno in Italia.
Saluto Mahatma Emma che mi ha seguito fino alla fermata dei maxitaxi.
E saluto Giuseppe prima di scomparire in direzione Bucarest.
Perep� erbazem Panciu, ci rivediamo in maggio!
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 La Romania a bordo di una Skoda download
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Il chitarrista azzurro-ospedale
4/3/2008 - 13:16
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C'� modo e modo di apprendere le notizie...
Per esempio, se una brutta notizia ti coglie mentre attraversi un
momento difficile, ti ferisce ma non ti prende di sorpresa. Ti trova con
la guardia gi� alzata, perch� comunque stai gi� giocando in difesa.
Ma quando la brutta notizia arriva mentre stai pensando solo a cose
belle la coltellata va pi� in profondit�. Non trova opposizione. Perch�
mentre entra dentro ti chiedi se ha senso, perch� lo fa e cose di questo
tipo.
E dopo � tardi, dopo sanguini.
Poi c'� modo e modo anche nel venirle a sapere, certe notizie. Una
brutta notizia pu� interrompere la normale programmazione della tua
giornata, come un'edizione straordinaria dei telegiornali. Oppure pu�
trovarsi tra le pieghe dei mille accadimenti che il mondo tutti i giorni
propone.
A me � arrivata una bella coltellata stamattina, leggendo La Repubblica.
Come sempre nella lettura dei giornali parto dal fondo, dalla
cronaca locale (la campagna elettorale pro-Veltroni di questo quotidiano
me la riservo per la serata...). Le ultime boutanade del dittatore
della Virtus Bologna Sabatini, che cerca come tutti i manager del nuovo
che avanza di attuare il diabolico piano denominato SNLCC, ovvero: 'Se
non li convinci confondili'. Ma in fondo sono personaggi (mi fa orrore
pensarli come persone) che mi tengono compagnia mentre prendo il
caffelatte.
Poi, sempre seguendo le pagine a ritroso, lo sport. Bisogna
documentarsi bene per poter sostenere le proprie idee pi� tardi al bar.
Purtroppo oggi si parla solo di calcio. Ecco, sento gi� la voce del
popolo ripetere 'Ma si parla sempre solo di calcio!'.
Non � vero: di solito La Repubblica parla di calcio 3 pagine su 4.
L'ultima � dedicata agli sport minori, cio� quelli veri, a volte con dei
bei reportage di Emanuela Audisio, o di Gianni Mura quando va a
gozzovigliare al Tour de France.
Ma oggi � marted�, si gioca l'ennesima partita del secolo al Meazza.
Che noia. Spero solo che le squadre italiane escano dalle Coppe, cos�
torner� ad avere il bocconcino della mia quarta pagina di sport!
Scucchiaio nella tazza e passo agli spettacoli. La settimana scorsa
questa sezione la saltavo a pi� pari perch� includeva solo inserzioni
discografiche sotto forma di articoli sanremesi, pagati dalle major al
giornale e, sottobanco o sotto forma di benefit, a quei cialtroni di
Gino Castaldo, Ernesto Assante e Giuseppe Videtti.
Poche categorie professionali mi fanno ribrezzo come quella dei
giornalisti musicali. Profeti del sentito dire. Mercenari al soldo dei
loro nemici. Soprattutto persone che non essendo capaci di suonare... ne
parlano.
Adesso che Sanremo � finito la scena passa alla morte del tenore Di
Stefano. Un paginone dedicato a questa grande voce del secolo,
conosciuta in tutto il mondo. Penso al Santiago Bernabeu degli anni
Cinquanta e Sessanta. A quel campione un po' appesantito, col fisico pi�
da arbitro che da calciatore. Se avessi la macchina del tempo un
giretto da quelle parti lo farei di sicuro! Per me Di Stefano rimane un
calciatore. Del tenore, posso dirlo?, non me ne frega nulla.
Sbirciando i trafiletti a margine della notizia principale leggo:
Il chitarrista
E' morto Jeff Healey a 41 anni
Il chitarrista canadese Jeff Healey � morto a Toronto, sua citt�
natale, per le conseguenze di un cancro ai polmoni diagnosticatogli alla
fine del 2006. Aveva 41 anni. Cieco dall'et� di un anno, Healey inizi� a
suonare la chitarra a soli 3 anni, sviluppando da subito la sua
particolarissima postura, con lo strumento appoggiato sulle ginocchia.
Il suo album pi� noto � 'See the light'.
'See the light' in versione live � stato uno primi, uno dei pochi cd
che ho comprato. Quando ancora non c'erano gli zipponi da quattrocento
Mb con le intere discografie su eMule e un mese di risparmi valevano la
gita a Bologna da Nannucci per fare spesa.
Mi ricordo quel giorno che tornai a casa pieno di novit� da
studiare: tanti bootleg di Stevie Ray Vaughan, di Eric Clapton e dei
Dire Straits, uno dei Pink Floyd che avevo solo duplicato in cassetta,
qualche esperimento in offerta speciale (a distanza di anni posso
confessarlo: vendendomi questa merda Nannucci si sar� fatto la villa al
mare). E poi questo disco un po' dimesso, dalla copertina
azzurra-ospedale e un'immagine pessima, tutta sfocata, di Jeff Healey
che sembrava vestito da astronauta, tutto bianco. Ascoltai avidamente le
tracce: accompagnato da un gruppo di modesta caratura e suonando
perlopi� delle cover trite e ritrite questo giovanissimo profeta del
blues distorto faceva degli assoli meravigliosi. Il suo talento
formidabile emergeva nonostante la pochezza del mondo che lo circondava.
Jeff divent� uno dei miei miti. Non ho mai sognato di essere come
lui. Anche perch� non avrei mai voluto essere cieco. E perch� per
andargli dietro avrei dovuto cambiare completamente il mio modo di
tenere lo strumento. Gli invidiavo per� alcune note, quelle decisive,
che a lui venivano in mente e a me no! E sul blues la differenza la
fanno proprio quelle poche note scelte tra le solite 7-8. La bravura nel
blues sta proprio nel mettere in sequenza in maniera originale le
stesse abusate espressioni. E' difficilissimo!
Crescendo e allargando i miei gusti ho imparato poi a fare a meno di
lui. Di tanto in tanto passavo a vedere come stava. Uguale. Ascoltando
il suo disco nuovo nel 1999 mi accorsi che era simile, troppo simile a
'See the light'. D'altronde non si pu� guardare troppo da vicino e per
tanto tempo la luce, anche se sei cieco. Roger Waters, ma anche Edoardo
Bennato, tutti quelli che si soffermano troppo a contemplarla, ci
rimangono fulminati. E Jeff Healey nel 1999 suonava sempre con un gruppo
mediocre, cover e canzoncine alla Richard Marx arrangiate in maniera
frettolosa, senza idee. Gridando a tutti negli assoli che per� lui
poteva fare di meglio, ma non sapeva come!
La celebrit� che gli aveva dato il filmetto 'Il duro del Roadhouse', le jamsession con Clapton e Stevie Ray Vaughan...
La gente pensa che sei finito perch� non vai pi� di moda, perch� non ti vede pi� in giro.
E invece magari tu hai trovato la ragazza giusta e stai da dio,
scopi come un riccio e ti alzi nella tua nuova casetta leggendo il
giornale invece che farti di coca dietro al palco di un blues festival.
Questo ho pensato, nel 1999, ascoltando il disco nuovo di Jeff Healey.
Ho pensato che magari la domenica andava a vedere Vince Carter che
con la maglia dei Toronto Raptors faceva la cavallina con la testa del
pivot avversario. Io al suo posto l'avrei fatto.
E cos� Jeff, smessi i panni del mito, mi divent� ancora pi�
simpatico. Gli scrissi anche una mail in inglese per spiegarglielo. Non
mi ha mai risposto, a conferma che quindi aveva solo voglia di farsi i
cazzi suoi!
Avrei potuto acchiappare un suo concerto al Pistoia Blues pi� volte,
non l'ho fatto. Perch� a quel punto anche io volevo farmi i cazzi miei.
Tanto c'� tempo, pensavo. Lui non � pi� un mito, non cadr� con
l'elicottero, non si soffocher� nel suo vomito.
C'� tempo...
Questo errore di presunzione mi coster� caro. Il tempo per ascoltare
almeno una volta dal vivo un assolo di Jeff Healey � scaduto. Mi resta
quel disco azzurro-ospedale, lo zippone da quattrocento Mb con l'intera
discografia che nel frattempo mi sono scaricato. E un po' di amaro in
bocca perch� uno con quel talento avrebbe dovuto in fondo cercare di
spremersi un po' di pi�.
O forse no. Forse Jeff Healey alla fine voleva farsi solo i cazzi suoi.
Ti voglio bene fratellone canadese, grazie per le tante idee che mi hai regalato.
Salutami tanto Stevie Ray. Ti ricordi?
video di Jeff & Stevie Ray
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DOPO UN FODDSTOCK NON QUALUNQUE
10/11/2007 - 14:28
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Vi ringrazio per esserci stati, per avermi aiutato a passare le mestruazioni del compleanno.
Vi ringrazio perch� siete tra i pochi (insomma, eravamo pi� di cento il sabato) a condividere le mie passioni e i miei ideali...
Il Foddstock in fondo � la rappresentazione del mondo che vorrei.
Almeno per 2 giorni vanno in scena le mie infantili velleit�.
Sar� che ho visto troppe volte 'Alice's restaurant'...
Sar� che quello che vedo, leggo e vivo tutti i giorni non mi soddisfa pi�. Anzi, mi fa venire nausea.
Ma basta sbuffi e sospiri...
Il Foddstock � proprio una reazione al vittimismo. Una reazione al 'che schifo'!
E' un sonante vaffanculo a tutte quelle persone che frequento (o che
ho frequentato) e che non sono da Foddstock! Vaffanculo a tutta la
miseria e la pochezza che riempie le giornate di furbetti e arraffoni,
anche nel mondo della musica.
Non vi nascondo che nel mio ambiente faccio sempre pi� fatica a
trovare il valore delle persone. Perch� � un mondo veramente difficile e
competitivo che abbrutisce. E che quindi ti prende per sfinimento, ti
fa passare la voglia, anche se suonare rimane la cosa pi� bella del
mondo, almeno per me.
Suonare resta l'unica oasi intatta in un deserto di sabbia e gole secche che si picchiano per l'ultimo sorso nella borraccia.
Ma il Foddstock rende possibile ci� che ormai nel mondo della musica non � pi� possibile.
Fa s� che artisti e gruppi vengano a Ferrara in una comunit� di prima accoglienza. A loro spese, pagandosi la benzina e la cena.
Lo fanno perch� si fidano che nessuno ci lucra, che stavolta non c'� inganno.
Mi piace pensare che lo fanno anche perch� si fidano di me.
Da Latina, da Borgo Valsugana... tutti con la chitarra in mano e i furgoncini colorati.
Non � un film sul '68, era il 3 novembre a Ferrara.
Penso che se Jimi Hendrix fosse ancora al mondo sarebbe venuto con i suoi feticci voodoo in bicicletta dietro a Bruseghin!
Cristo, io ci credo ancora a Jimi Hendrix!
Dietro a questa edizione del Foddstock c'� stato parecchio lavoro,
gratuito. Per questo i ringraziamenti di chi ha partecipato trovo che
siano responsabili e doverosi.
Responsabili siete stati tutti voi.
Ma io ci credevo, e non perch� siete voi.
Le persone non sono deficienti o squallide come spesso si mostrano. Ma vanno responsabilizzate.
Vi ricordate nel film di Woodstock gli appelli lanciati alla radio,
le raccomandazioni di arretrare, di fare passare le ambulanze, di non
prendere l'acido bruno che gira perch� di pessima qualit�?
Vi ricordate la fiducia, i cancelli aperti?
La responsabilizzazione degli individui,
invece degli ordini, delle forze che li impongono.
Spiegare il perch� delle cose, fiduciosi che una volta compreso apra tutte le porte.
Vi scrivo tutto questo perch� alla Casona2 il giorno dopo il
Foddstock non c'era una cartaccia o un bicchiere per terra. Perch� tutto
era praticamente intatto. Perch� bastava un deficiente per rovinare
tutto, ma il deficiente non si muove isolato, ha bisogno di complici. Se
non ha complici il deficiente perde la sua 'deficientit�' e impara
dagli altri come si fa.
Questo mi ha insegnato in tanti anni la comunit� di prima accoglienza.
Ecco, idealismo spiccio d'altri tempi, figliodeifiorismo retr�.
Forse sono i miei diciott'anni, presi a schiaffi ogni giorno, che tornano fuori prepotenti.
Ora ho bisogno di prendermi una pausa di riflessione. Perch� senza
riflessione le belle imprese non servono a niente. Perch� dalle belle
imprese nascono le decisioni importanti, e io ne prender� a breve
termine.
Esco dal Foddstock distrutto nel corpo ma ricostruito nello spirito.
Ringrazio tutti quelli che hanno tenuto vivo il mio sogno.
Ringrazio tutti quelli che sono venuti a suonare.
Ringrazio Bruseghin per avere fatto felice il bambino che � ancora in me.
Ringrazio i Casona Boys per tutto il resto.
E un vaffanculo di cuore a tutti quelli che non capiscono, o che sghignazzando alzano le spalle.
Mi fate pena, voi.
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SULLA CIMA DEL VI�Z
1/8/2007 - 15:15
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Come sempre la partenza � fissata a orari da panettiere, dovendo salire
un bel po' di dislivello � importante distribuirlo su parecchie ore
della giornata.
Dunque il ritrovo a Lavis da Milo � per le 6.30 ufficiose, che
diventano le 7.15. Partenza per la valle di Pejo, dove si staglia la
ripida erta del Vi�z, che d� accesso al gruppo del Cevedale.
Mi piego di malavoglia all'ineluttabile funivia che ci consente di
schivare 1000m di salita su prati e bosco. Ma Milo ha ragione, non
avrebbe senso compromettere la salita alla cima per mancanza di tempo o
di energie nell'ultimo tratto.
Nonostante le previsioni meteo trionfali il sole stenta ad uscire,
le nubi sono l� qualche centinaio di metri sopra di noi, neanche troppo
spesse. Eppure saliamo, saliamo, e loro salgono con noi avvitandosi
sulla nostra meta.
A dire il vero non me ne dispiace pi� di tanto... Conosco il
servizio meteo di Arabba e so che comunque � infallibile, dunque prima o
poi si aprir� il cielo! E sulle ripide serpentine tra erba e pietraie
l'ombra ci d� una frescura veramente piacevole. Nonostante siamo sopra
la fonte dell'acqua Pejo e sotto i ghiacciai millenari del Cevedale, sul
sentiero non ci sono ruscelli da cui attingere con la borraccia, e il
consumo di liquidi con il sole a picco sarebbe davvero enorme.
Si cammina veloce, si parla un po', non troppo perch� comunque in
montagna � cos� bello stare zitti! Superiamo a ritmo costante drappelli
di merendoni con le racchette da neve (assolutamente inutili in un
sentiero su roccia). Vociano, sudano, chiedono quanto manca con voce
lagnosa, un gruppo di venti cialtroni si rifiuta di darci strada
ignorando le prassi dell'andare in montagna. Con fastidio ce li leviamo
di dosso e proseguiamo l'ascesa verso le nuvole.
Sono in forma splendida, sento le gambe avanzare a ritmo regolare,
la testa � lucida e conduce gli scarponi sui sassi migliori, disegnando
il percorso pi� redditizio tra gli sfasciumi del pendio morenico. Anche
Milo davanti a me si sente padrone della sua situazione. E' un ottimo
compagno di montagna, sembra che il nostro sia un affiatamento
consolidato e invece � solo la seconda uscita assieme. Uno sbalzo delle
mie pulsazioni mi fa intuire che probabilmente abbiamo varcato la soglia
dei 3000m di altezza. Rallento per dieci minuti il passo per compensare
senza danni il dislivello e prendo un paio di gelatine di frutta per
darmi carburante. Non ci siamo ancora fermati e la colazione delle 5 di
mattina � bell'e bruciata ormai!
Uno squarcio nel cielo ci illumina la vista e ci fa intravvedere il
rifugio Mantova poco sopra di noi. Un quarto d'ora e lo raggiungiamo. Ci
troviamo a 3535m di altezza, siamo partiti da 2350m circa un paio di
ore fa. E' un'ottima media, la met� del tempo indicato dalle guide.
Sotto di noi l'abisso della valle appena risalita, intorno maestose
vette coperte dai ghiacciai. L'aria � sensibilmente rarefatta, non fa
freddo eppure punge. Il cielo burroso di nuvole con ampi squarci di
sereno ci invita a proseguire. Il nostro piano di ascesa prevedeva una
sosta-merenda al rifugio, ma l'affollamento e le nostre ancora integre
forze ci convincono a proseguire ulteriormente fino alla vicina cima del
Vi�z. Segnalata come una facile arrampicata si rivela in realt� una
semplice salita su roccette e sfasciumi. L'anticima con la sua croce ci
introduce alla punta pi� alta del monte. Dopo due ore e mezza di cammino
ci troviamo ora a 3647m di altezza!
I complimenti e lo scambio di foto con il mio compagno durano poco.
Stanno arrivando due gruppetti di 'colleghi' e non vogliamo occupare la croce di cima.
La direzione nord mi fa venire l'acquolina in bocca! Il ghiacciaio
seguendo un evidente tragitto porta alla cima del Palon de la Mare, a
occhio sar� un'ora di cammino. Da l� si intuisce una breve ma ripida
discesa in un canalone, dove risale il pendio per il maestoso Cevedale,
sovrano di queste Alpi. Il cuore direbbe di partire all'assalto, ma ci
vorrebbero almeno altre tre ore e un pernottamento... Mi riprometto con
Milo di pensarci per la prossima volta. Il trekking delle cime, stupendo
percorso tra i ghiacci che oltre al Cevedale tocca l'Ortles, il Gran
Zebr� e molte altre punte affascinanti!
Dal Vi�z proseguiamo a ovest sul filo di cresta fino a raggiungere
una cima di pochi metri inferiore, il Linke. Da qui lo strapiombo guarda
il ghiacciaio sottostante, con chiari segni di agonia e crepacci
slabbrati. Un boato lontano, una valanga in direzione del Cevedale, un
minuto di tonfi sordi e poi il silenzio. Intorno al Linke lo
scioglimento dei ghiacci rilascia le testimonianze della Grande Guerra,
conservate sotto il gelo per quasi cento anni. Pezzi di legno
dell'accampamento, proiettili e mortai inesplosi, una slitta per portare
munizioni. E ancora barattoli arrugginiti, brandelli di stoffa e
ossa... Tante ossa, vertebre e poveri resti di militi ignoti scomparsi
in questo inverno perenne.
Un pasto veloce ed energetico e cominciamo la discesa. Come sempre
il ritorno ha il sapore del relax, non ci sono le feroci motivazioni
della salita ma la soddisfazione della cima e un senso di pace interiore
che vale il prezzo del biglietto!
Ripercorriamo il sentiero e mano a mano che abbassiamo la quota
ritroviamo i merendoni impantanati e piagnucolanti. Sfioro la rissa con
una folta comitiva che ci tiene incastrati per parecchi minuti senza
farci passare negli slarghi! Sento i fischi delle marmotte, incontro a
pochi metri un camoscio al pascolo. Un turista dall'accento romano
insiste si tratti di un capriolo, seppure sia senza le tipiche corna e
mille metri abbondanti al di sopra del suo habitat! Lascio il fallito
etologo alle sue balorde convinzioni e mi getto per la ripida discesa.
Sono le 16 quando io e Milo raggiungiamo la stazione della funivia.
Potremmo anche proseguire a piedi ma abbiamo gi� il biglietto per il
ritorno. In pi� i miei piedi presentano orrendi segni di martirio,
preludio al pensionamento dei miei vecchi scarponi. Seguo un rumore di
scorrimento fino a raggiungere un ruscello dove ristorare le mie ferite.
Levo le calze intrise di sangue e immergo nell'acqua gelida gli alluci
con le unghie spaccate e le vesciche scoppiate sui talloni.
Torno a casa lievemente zoppicante, assonnato e col viso fosforescente. Con un sorriso grande cos�.
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Un trionfo non annunciato...
12/6/2007 - 13:10
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5 giugno, Malborghetto di Boara, a un tiro di schioppo da Ferrara...
ci saranno almeno mille persone venute a sentire il gruppo folk
degli ArtaPanciu. E' passato un mese esatto da quando sono partito per
la Romania, da quando ha preso forma il LIVE@PANCIU (il concerto tzigano
di Cisco accompagnato da questi musicisti rom).
E adesso sono qui, questi musicisti un po' scalcagnati ma pieni di
umanit� e a cui � impossibile non affezionarsi. Sono nella mia citt� e
suoneranno quello che conoscono, quello che sanno fare. Non sono
turnisti, non sono professionisti della musica, non sono per nulla
eclettici. Tutte i brani che gli fai suonare, siano di Stevie Wonder o
dei Massive Attack, hanno sempre lo stesso sapore gitano, lo stesso
suono da ArtaPanciu Rom Band.
Mille e passa persone gi� dal palco che aspettano il concerto. E'
venuto anche Cisco a questo loro battesimo italiano, e sicuramente la
sua presenza ha creato molte aspettative in citt�... Ma mi piace pensare
che non siano venuti qui tutti per ascoltare ancora una volta me e
Cisco, ma per conoscere questo suono cos� antico che pare nuovo!
Forse mi illudo, ma a volte illudersi fa bene.
Il soundcheck � stato surreale, gli ArtaPanciu non hanno mai avuto
un palco cos� grande, un impianto cos� rumoroso, una cassa-spia ciascuno
per sentire gli altri musicisti.
E ora parte un video promozionale del progetto di IBO Italia e del
Live@Panciu, il pubblico batte le mani, cresce l'attesa per
l'ArtaPanciu. Sono un bel po' teso, ho paura che i 'miei' musicisti
romeni non reggano il peso della sfida. Non c'� scaletta, impossibile
pretendere che ne seguano una. Si improvvisa, come sempre.
Ecco, cominciamo a scaldare gli strumenti, parte il primo pezzo, un
valzer talmente stonato e lancinante che pare uscito da un film dei
fratelli Cohen... Sguardi attoniti della prima fila, glielo leggo negli
occhi il pensiero che questa � musica da balera, e per giunta suonata
male! Vado al microfono e urlo 'Questa non � musica da ascoltare seduti,
ma da ballare, se ne siete capaci!'
Una coppia raccoglie la sfida, poi un'altra, e un'altra ancora.
Rapidamente si svuotano i posti a sedere e si scioglie la tensione. Il
pubblico accetta la sfida ironica ed entra nella sceneggiatura del film,
fino alla fine del valzer. Applausi divertiti, mentre me li godo tutti
Vasile decide di rompere gli indugi e il suo violino parte con una
batuta, la polka gitana suonata a 250 di metronomo! Decolla l'ArtaPanciu
intera dietro di lui, questo � il suono che mi ricordavo della
Romania...
E decolla anche il pubblico, le coppie si sciolgono e inizia una sbornia collettiva di pogo e di salti frenetici.
Gli ArtaPanciu seduti sulle seggiole, nonno Vasile con il turbo
inserito disegna note velocissime sul suo antico e impolverato violino.
Gi� � un calderone che ribolle...
Sono felice, per loro pi� che per me. Sono felice di aver reso
felici questi musicisti. Il mio mestiere sa essere cos� soddisfacente a
volte... sa essere molto pi� di una marchetta. Basta volerlo.
La fatica di questo mese, i sacrifici per realizzare il disco degli
ArtaPanciu, i malumori e le incomprensioni, le preoccupazioni per il
futuro.
Per una sera lascio tutto alle mie spalle e mi godo il trionfo dell'ArtaPanciu Rom Band!
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VIVERE IL GIRO D'ITALIA... IN BOLLETTA!!!
17/5/2007 - 16:51
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I REPORT PUBBLICATI SU www.ilikebike.org
E' strano essere accreditati per il Giro d'Italia e
contemporaneamente trovarsi col portafogli a secco... Frequenti persone
che girano su macchine fresche di autolavaggio, che profumano di bucato
con foulard rosa, e tu stai l� a fissarle sulla tua bici scassona
pensando: siamo colleghi!!!
Ebbene, prima tappa di Venezia. Una trappola per le tasche di tifosi
eaddetti ai lavori. A Venezia se sei in bolletta ci arrivi anche, al
Lido ti attacchi...
(CONTINUA)
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 Il Giro d'Italia in Bolletta del 2009 download
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CRONACHE DI UN VIAGGIO AD AUSCHWITZ - sul Treno della Memoria
31/1/2007 - 0:11
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25/01/07
Sto partendo per Auschwitz!
Ripeto tra me e me questa frase, quasi volessi farmi impressione da
solo, quasi cercassi da subito di mettermi nell'ottica di ci� che andr� a
vedere.
Non funziona. La frase ripetuta fino all'ossessione non sortisce
alcun effetto emotivo. L'unica preoccupazione che mi occupa il cervello �
quella di non aver scordato nulla... Passaporto? Ce l'ho! Trasformatore
per ricaricare l'ampli? Ce l'ho! La Stratocaster � l� nel sedile
posteriore... Boh, mi sembra di aver preso se non altro il necessario, e
comunque il mio ritardo alla partenza � gi� tale che non mi consente di
ripassare anche i dettagli dello zaino. Divoro le Statali della bassa,
che ormai conosco palmo a palmo, freno giusto dieci metri prima degli
autovelox fissi per poi ripartire a razzo, taglio le chicanes...
L'arrivo a Carpi ha del miracoloso, tanto che mi immagino Ascari che
mi stringe la mano e mia madre sullo sfondo che mi d� del coglione
davanti a lui! Ma tant'�, come dicevano i Blues Brothers, sono in
missione per conto di...
Gi�, per conto di chi?
Questo ancora non lo so, e credo sia meglio cos� perch� partire per
un viaggio con tutte le risposte gi� in tasca � quantomeno presuntuoso.
(CONTINUA)
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 Scarica il diario del viaggio ad Auschwitz di Guido Foddis download
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QUEST'ANNO, TRA CINQUE ANNI...
2/1/2007 - 0:39
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Non lo so, davvero... non so.
Non so cosa aspettarmi, o forse ho paura di aspettarmi ci� che non arriver�, o di presentire qualcosa che temo arriver�.
Per cui non esprimo desideri.
Solo una cosa chiedo a questo nuovo anno che comincia: che sia un anno importante.
Temo tante sciagure, ma forse la pi� spaventosa, perch� irreparabile, � lo spreco del tempo.
'Il tempo non torna pi�' scriveva l'insopportabile Enrico Ruggeri tanti anni fa. Ed � vero.
Uff... difficile da accettare per un sandrone come me che vive
sempre con la testa rivolta in avanti ma col cuore rivolto
all'indietro...
E allora una banalit� come questa mi fa vibrare il muscolo nel petto.
Quante idee ci sono che sai che sono vere, che le senti dire
migliaia e migliaia di volte, tanto che ti ci abitui e le dai per
scontate?
Poi un giorno ti capita di sperimentarle di persona e rimani letteralmente folgorato! Solo allora le capisci davvero.
Ecco, questa per me � la vita. Capire davvero.
Il tempo non torna pi�, l'ho capito davvero. Ancora non sono
riuscito ad accettarlo, ma � un altro discorso. Questo 2007 adesso non
mi fa nessun effetto, ma tra soli cinque anni lo penser� con grande
struggimento e nostalgia, avendone compreso a posteriori tutti i
significati, gli aspetti che la vita nel presente mi rende opachi.
Questo � il punto.
Sono disposto a vivere di struggimento. Sono condannato, temo, a vivere nei ricordi. Ma mi rifiuto di vivere di rimpianti.
Anno 2007, fatti sotto, sono pronto!
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IL RAVE DI SANTO STEFANO
27/12/2006 - 1:46
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Il 26 dicembre giorno di riposo? Ma quando mai?
Oggi non tira aria da pantofole, tira aria da manette dato che sto
per effettuare un raid musicalcolico nella mia ormai ex citt� di
residenza...
Avete presente come si prepara una pentolata di vin brul�? Io no,
anche se a cucinare me la sono sempre cavata piuttosto bene (come
testimoniano le mie mammelle e i miei fianchi generosi...)
Ricetta: slitrare nel pentolone il vino, in esso scortecciare i
bio-limoni, catapultare un cucchiaio di chiodi di garofano, frazionare
qualche stecca di cannella e infine diabetificare con etti di zucchero.
Bollizzare il composto organico cos� ottenuto.
Semplice no? E' il concetto della fagiolata alla Bud Spencer, dove
viene sistematicamente rovesciato ogni ingrediente pi� o meno
compatibile. Questa ricetta di vin brul� trovata su internet e poi
adattata a ci� che avevo in casa verr� cos� tramandata ai posteri come
la 't�t d�ntar'!
Ora che il brul� � pronto lo sistemo bello rovente in una pentola a
pressione che sigillo e inserisco in una borsa di vimini, reperto
vintage delle vacanze familiari in spiaggia negli anni '70! La studio
con cura e mi chiedo stupito come possa aver tenuto botta tutti questi
anni, con i suoi manici ancora saldamente attaccati al corpo...
In un sacco nero del pattume di dimensioni gigantesche trovano posto
panettoni, pandori e, colpo di scena, pizzette assortite e un ettaro di
erbazzone, che non so perch� ma stava in frigo da un giorno.
L'erbazzone � un dettaglio fondamentale per il rave di Santo Stefano! Mi
sa molto di punk ferrarese, la corrente culturale di cui vengo ritenuto
portabandiera...
I guanti senza dita e un berrettone boliviano a prova di polo nord
completano la preparazione dell'evento. Esco cos� di casa chitarra sulle
spalle, carico come un mulo e conciato come un deficiente!
Pochi passi e uno scricchiolio sinistro prelude alla rottura del
manico della cesta di vimini. Hai resistito per decenni aspettando
questo momento eh, manico di merda! La pentola a pressione, per fortuna
rimasta chiusa, rotola per corso Porta Po. Auguri a tutti! Auguri anche a
quello stronzo del secondo piano che incrocio e che come sempre non mi
saluta!
La prossima tappa � a casa dell'Inge, il mio fonico-tecnoriparatore
di fiducia che mi sta dotando un miniamplificatore di una nuova poderosa
batteria ricaricabile. Come tutti i geni dell'elettronica � rimasto
appiedato da una banale foratura, dunque mi precipito a soccorrerlo
accumulando cos� il mio solito quarto d'ora di ritardo. Meglio cos�,
cominciava a preoccuparmi la mia puntualit�...
Recuperato l'amplificatore e lasciato in dono un pezzo di erbazzone al prode tecnico del suono parto in direzione Bologna!
La macchina diffonde un intenso odore di brul� per la strada statale.
Bologna sono di nuovo qua! Fanculo Bologna!
Nel frattempo ho ricevuto SMS di ogni tipo da gente che si � persa,
gente che chiede perch� � l� da stamattina e non si � ancora visto
nessuno, gente che tira il pacco dell'ultimo minuto con improbabili
balle (tipo 'ho un parente che nel pranzo si � sentito male e lo sto
portando a fare accertamenti').
Come ho imparato negli anni vissuti qui, Bologna sotto le feste �
divertente come una visita in certosa! Non c'� quasi nessuno per strada,
gli studenti sono a centinaia di km che si abbuffano in famiglia. Mi fa
compagnia solo Sirio con il suo occhio elettronico, che non capisco mai
se � aperto, chiuso o socchiuso. So solo che se non passo � chiuso, se
passo era aperto!
Matias � l� che mi aspetta in via Zamboni per farmi da sherpa, cos�
gli affido il sacco nero e la chitarra. A me rimane l'amplificatore e la
sgangherata borsa di vimini senza un manico. Arrancando e scancherando
raggiungiamo la piazza designata per l'esibizione. Entro pochi minuti
l'assembramento di malvissuti si completa e cominciano i brindisi,
nell'ordine rigoroso: alla figa, alla vita e a noi!
La fa da padrone il Canapaio, figura chiave di tutti i miei rave
party, a partire da quelli sul camion di qualche anno fa. Questo
instancabile compagno, che a seconda delle circostanze sa trasformarsi
in elettricista, meccanico, allenatore di calcio, fonico, tour manager e
chiss� cos'altro, estrae un computer portatile che con 13 riduttori a
catena riesce a collegare al mio amplificatore...
La gente che esce da messa viene cos� investita da Donna Summer e
Diana Ross (il repertorio da deejay del Canapaio � ancorato alla sua
giovent� bresciana, quando Tony Manero non era ancora diventato un
assassino).
L'arrivo di una fetta di Trichet � il segnale, inizia il live in
Santo Stefano! Fisarmonica, chitarra acustica, come sempre in-udibile, e
chitarra elettrica, questa l'estemporanea formazione. Cerco di levare i
guanti senza dita, ma nella colluttazione un paio di falangi di stoffa
si strappano irrimediabilmente. Ecco perch� costavano poco!
Ringrazio prontamente Dio per questo nuovo contrattempo e gli dedico
una canzone. Non la eseguivo dai Mondiali Antirazzisti... Nella
versione country alla Johnny Cash, cantata da me e dai presenti a labbra
serrate, ecco a voi... 'Camminer� (sulla tua strada Signor)'!!!
Lo scoppiettante concerto di strada si dipana ora su polke irlandesi
del repertorio trichetista, ora su improbabili cover, per finire poi su
qualche mia canzone cantata dai malvissuti presenti ormai gi� in stato
di molesta ubriachezza! Ecco allora che la motivazione politica di
questo rave esce allo scoperto, sotto forma di instant song! Il soggetto
della canzone test� improvvisata � naturalmente il sindaco, grande
assente di giornata. 'No Coffy? No party! No Coffy? No shop!' Cos�
recita pi� o meno la mia instant song...
Il Canapaio annuisce solenne, mentre fa su un cannone.
I malvissuti ballano quadriglie, eseguono coreografie cosacche, si
lanciano in valzer da balera. Ci stiamo divertendo, dunque avremmo tutte
le carte in regola per essere arrestati... Ma la tanto temuta SS di
Bologna non viene a interrompere il nostro concerto, che cos� si
conclude positivamente verso le 21. Il Valsugano estrae un fornellino e
mette a scaldare una pentola di parampampoli sotto il portico (pratica
del tutto illegale per noi gente di pianura) mentre i superstiti
infreddoliti spazzolano ogni traccia alimentare dal grande sacco nero
del pattume, ormai diventato floscio e privo di personalit�.
Io controllo i mille SMS che nel frattempo sono arrivati sul mio
telefono. Uno � di mia sorella e dice: 'Ho un gigione di 3,8 Kg
attaccato alla tetta! Si chiama Piero!'
Benvenuto Piero! I malvissuti emettono un boato di partecipazione alla notizia che sono di nuovo zio!
E' stato bello, grazie ora vado, ciao! Ciao! A presto! Cosa fai a Capodanno? Ci sentiamo, s�, smack, salutami tutti, anche tu.
Il ritorno verso la macchina � molto rilassato, merito anche del prode Canapaio! E' andato tutto liscio, stranamente...
Infatti la macchina non parte! Porca puttana! Telefono al mio sherpa
e al Valsugano, ancora nei paraggi, e iniziamo una focosa sessione di
spinta. Inutile, manco a dirsi. Per fortuna dal mio baule modello
Doraemon salta fuori un cordino da scalata in buone condizioni. Lego la
mia Ford alla Fiat Punto di Matias e mi faccio trainare per i viali di
Bologna. Che scena surreale... E' il made in Italy che trionfa sul made
in USA! Oggi s�, posso proprio dirlo fuor di metafora che... LA FIAT
TIRA UN CASINO!!!
Una scintilla, bruuummm, miracolo! Il calvario si esaurisce cos� sul ponte di San Donato!
Libero ormai dalla fune posso imboccare la strada del ritorno.
L'odore di brul� in macchina mi accompagner� ancora per giorni temo.
Sirio probabilmente mi mander� una cartolina tra un paio di mesi. Ma
tanto che cazzo me ne frega? Penso solo che un gigione di 3,8 Kg �
attaccato alla tetta di mia sorella!
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L'UOMO PANINO
15/12/2006 - 11:33
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Nella societ� in cui vivo le persone sono come panini.
Vengono consumate velocemente, in piedi o appoggiate ad un bancone.
Non c'� il tempo di gustarsi le persone stando seduti, annusandole, assaggiandole con molta calma e attenzione ai particolari.
Ma nella societ� in cui vivo cosa succede quando una persona si
perde e ha bisogno di ritrovarsi? Non essendo pi� un panino da digerire
velocemente risulta poco commestibile.
Viene lasciata l�, che se ne vada a male! Di tanto in tanto un
consumatore veloce, ricordandosi quanto era profumata poco tempo prima,
prova a riesumarla. E si stizzisce quando vede che il poco tempo del suo
tentativo � stato tempo buttato via.
Il tempo. Nella societ� in cui vivo vale molto pi� delle persone.
Il poco tempo fa credere che una persona, quando si � persa, abbia
bisogno di un aiuto concreto. Di un favore, di un consiglio, o di chiss�
quale altra diavoleria...
Volete sapere qual � il trucco per aiutare una persona a ritrovare se stessa, e dunque il suo profumo?
Servono due ingredienti semplicissimi: la presenza e la pazienza.
Nient'altro.
Al resto, vedrete, penser� la persona che si � perduta.
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PER CHI SUONA LA CAMPANA?
14/12/2006 - 1:31
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E' passato poco pi� di un anno da quel mio viaggio in Sudamerica.
Eppure nel frattempo ho gi� vissuto tre volte, e tre volte sono morto... Ges� in confronto era un dilettante!
Faccio fatica a ripensare a quell'esperienza, come a tante altre,
perch� il quotidiano mi costringe sempre ad accantonare i ricordi e a
saltare gli ostacoli per inseguire i sogni. A volte per saltare gli
ostacoli devo guardare per terra, perch� sono ostacoli duri e se non
prendo bene le misure mi inciampo. A volte invece serve che salti
guardando fisso in avanti, ho bisogno di vedere il traguardo che mi sono
prefissato o non trovo abbastanza grinta per superare la barriera
malefica. In ogni caso non si pu� superare gli ostacoli e inseguire i
sogni guardandosi indietro, � semplicemente impossibile.
Il viaggio in Sudamerica mi ha molto segnato. E' stato dunque un
viaggio vero, perch� se torni da un'esperienza cos� uguale a prima vuol
dire che in fondo potevi anche startene a casa a guardare un
documentario.
Ora ho cambiato casa, registrato un disco, anzi due, trovato
amicizie nuove, cancellato persone rivelatesi meschine e visto tanti
miei progetti impossibili realizzarsi. Tutto ci� che l'anno scorso mi
angustiava � stato rimpiazzato da nuove preoccupazioni. Tutto ci� che
l'anno scorso mi riempiva la vita ora mi sembra dannatamente vecchio e
insignificante. Cosa mi insegna tutto questo? Che tutte le cose 'per
sempre' hanno un inizio e una fine. Che tutti i 'mai' sono tali finch�
non decidi di eliminarli. E che in mezzo a tutto questo relativismo c'�
l'individuo. Ci sono io. Io in mezzo a cose e persone, io come unico mio
vero compagno di vita, indivisibile.
Quanta fatica per cercare sempre di negare questa cruda e dolente verit�... Eppure a mie spese ho imparato che � cos�.
Poi a volte basta una notizia, un flash d'agenzia per fermarsi a
riflettere. Per interrompere la corsa sugli ostacoli. Ti fermi col
fiatone, ti giri indietro e rivedi gli attori della tua vita passata che
si stagliano all'orizzonte... Minchia, manco mi ero reso conto di aver
fatto tanta strada! Eh gi�, perch� se guardi dritto verso i tuoi sogni
non ti accorgi che i sogni si spostano insieme a te, sempre pi� avanti, e
quindi hai l'idea di essere fermo. E invece corri, corri, corri... ma
dove cazzo corri??? Corro a cercare un buon motivo per vivere, scemo!
Ero tutto intento a superare l'impasse di questo fangoso autunno
quando ho letto della morte di Pinochet. E cos� mi sono fermato a
riflettere. Ho ritirato fuori le fotografie del mio viaggio in Cile e ho
riletto i diari di viaggio che avevo scritto, riscoprendo i miei
sentimenti di quei giorni. Avevo rimosso quasi tutto, forse per paura di
affezionarmi troppo, forse per non subire dei rallentamenti durante il
mio tragitto. E ora, in questo giorno di crepa sputo fuori prima vapore,
poi lapilli e infine una colata di lava... Vomito ricordi ed emozioni.
La visita alla Moneda bombardata, lo sputo sul marciapiede davanti alla
Scuola della Marina Militare di Valpo, quella in cui si era formato
Pinochet. E le persone amiche incontrate nei carrete, alcuni cresciuti
in Europa coi genitori esiliati, altri testimoni diretti delle torture e
della sparizione di un familiare. La fonda dei giovani comunisti in cui
avevo ingollato alcolici fino all'alba ballando sui tavoli e toccando
il sedere di una giovane comunista molto carina...
No, non ti ho dimenticato Cile. Non ho sicuramente dimenticato
l'odio del tuo popolo verso quel bastardo vigliacco che ti ha
svergognato davanti al mondo intero.
Pinochet non � un gigante malvagio della storia come Hitler. E' uno
scarafaggio, una persona di scarsa cultura, scarsa personalit�, con
un'ideologia semplicistica da catechismo anni '50 e soprattutto un senso
dello stato degno di un mariuolo dei Quartieri Spagnoli a Napoli.
Pinochet ha preso a modello la crudelt� di Hitler ma non ne ha preso a
modello il tragico epilogo. Il Generale non si sarebbe mai suicidato per
nessun motivo. E ora che � morto sembra quasi un insulto guardare
quello sciocco cadavere e pensare a tutte le vite che ha buttato nel
cesso. Come pu� la Storia dare la possibilit� a un simile idiota di
cancellare una generazione? Ma se � vero che la Storia Siamo Noi vuol
dire che siamo stati noi a dargli quella possibilit�. D'altronde non mi
sembra che Berlusconi sia molto pi� intelligente di Pinochet. Non oso
pensare cosa sarebbe successo da noi se Silvio avesse frequentato in
giovent� la Scuola della Marina Militare invece che le navi da
crociera!!!
In Cile l'anno scorso si parlava molto della dittatura. Mi colp�
molto questa maturit�, per niente scontata, di andare a scavare nella
ferita senza reticenza, con rinnovato interesse e conservando la
memoria. E' vero che non essendo stato rovesciato il tiranno, ma
essendosi accantonato da solo con mille cautele e accorgimenti per la
sua incolumit� la situazione non permetteva processi sommari e ricambi
troppo traumatici nelle cariche statali, e soprattutto in quelle
militari. Eppure rimasi stupefatto nel vedere la statua di Allende
davanti alla Moneda. Quella statua equivaleva a un processo a Pinochet.
Era una stroncatura che il popolo dava al suo dittatore. Rimango
convinto che non potendolo condannare in tribunale il Cile abbia
condannato il tiranno con quella statua davanti alla Moneda.
Ormai la societ� cilena, lanciata nel capitalismo e nel mercato
globale da protagonista, non aveva pi� bisogno di quella zavorra. Di
quello stupido dittatore, macellaio e ladrone. In Argentina, dove lo
sterminio � stato decisamente pi� tragico per il numero pazzesco dei
morti, degli scomparsi, dei crimini contro l'umanit� commessi, non c'�
mai stato un simile processo di popolo. Tuttora la pacificazione
transita attraverso amnistie, revoche delle amnistie, figli di
desaparecidos cresciuti in casa dei loro aguzzini che ormai vanno verso i
trent'anni e sono la futura classe dirigente dello stato. Sarebbe
troppo complicato mettere le mani in quel disastro... O forse sarebbe
solo troppo doloroso. Meglio dimenticare, o ricordare a tratti e a
piccole dosi.
Invece il Cile ha trovato il coraggio di rimestare la sua merda,
anche se non ha trovato la forza di mandare in carcere i colpevoli.
La notizia della morte di Pinochet non mi ha cambiato la vita.
Certo, ho partecipato al brindisi collettivo, soprattutto per rispetto
di tutte le sue vittime. E non ha cambiato la vita nemmeno ai Cileni,
credo. Si sveglieranno domani con gli stessi problemi di tutti i giorni,
l'inflazione e la disoccupazione... Ma intanto capisco e condivido la
loro emozione.
Tra le pieghe dei ricordi ho cercato l'indirizzo email di Salvador
Ernesto Carmona. Conobbi questo simpatico giornalista nella metro di
Santiago una sera che tornavo in albergo con Cisco. Per i strani casi
della vita lui conosceva i Modena City Ramblers, e avendone riconosciuto
il cantante pretese che rimanessimo in contatto.
Cos� un mese dopo prima di prendere l'aereo di ritorno in Italia ci
siamo ritrovati, trascorrendo due giorni meravigliosi, pieni di
chiacchiere, patatine fritte e casse di birre, passando da un bar a un
appartamento di amici...
Ho scritto a Salvador Ernesto (i suoi due nomi di battesimo mi
sembrano eloquenti sulla sua storia e su quella dei suoi genitori esuli)
chiedendogli se, in qualit� di giornalista e scrittore gli andava di
mandarmi le sue impressioni sulla morte di Pinochet. Ecco dunque la sua
risposta, � in spagnolo ma penso che con un po' di buona volont� si
riesca a comprendere. Lui stesso mi ha dato l'autorizzazione per
pubblicarla sul sito.
A Salvador Allende, a Victor Jara, a tutte le vittime dello stupido
macellaio ladrone, a tutti coloro che si impegnano a ricordare e
combattono ogni giorno perch� le tragedie della Storia non si ripetano
mai pi�.
Ora torno alla mia corsa a ostacoli ma intanto...
Brucia all'inferno, figlio di puttana!
'Ya cremaron a Augusto Pinochet, personaje de la historia de
Chile que orden� torturar, asesinar, desaparecer y exiliar a miles de
seres que vieron su vida cortada desde las balas de un 11 de septiembre
de 1973.
Mientras las calles del pa�s eran testigos de muestras de alegr�a y
tristezas, en lo personal levant� una copa y pens� en mi padre, mi
madre, en mi familia, en cientos de amigas y amigos a quienes este
nefasto personaje les marc� la vida.
Nefasto personaje que nunca fue sentenciado por los cr�menes que cometi�.
Mientras diversos jueces de los tribunales de justicia se jactan de
haberlo procesado, insisto, nunca fue sentenciado por la justicia
chilena.
Sin embargo, su muerte pasa a ser un hecho meramente simb�lico.
Con �l se va el asesino, el maldito dictador, pero no se van las
estructuras del Estado chileno que el construy� junto a civiles de
derecha y militares fascistas durante 17 a�os, que hasta a la fecha han
sido solo modificadas, no cambiadas.
Sinceramente, bien muerto estar� este siniestro personaje cuando se refunde el pa�s nuevamente.
Y en las calles no se celebr� una muerte, sino se cante y baile por un presente alegre y un futuro promisorio.
Desde Chile un gran abrazo y disculpa por escribir en espa�ol, espero aprender italiano, as� me podr�s entender.'
Salvador Ernesto, (nombres con los que mi padre quizo rendir un homenaje a Salvador Allende y Ernesto Guevara)
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KURT COBAIN E LA BEFANA (storie dell'Ultima Notte di Ottobre)
1/11/2006 - 1:57
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Dicono che la stagione sta per cambiare, l'ho letto sul giornale proprio oggi e il meteo su internet annuisce sadicamente.
Ma il tempo segue cos� da vicino il calendario? Di solito penso che
no, che anzi ama farsene beffe cos� poi i mortali timidi sanno di cosa
parlare per un po' di giorni...
Ma questa Ultima Notte di Ottobre � veramente lo stereotipo dell'Ultima Notte di Ottobre...
Il vento autunnale che scopetta il tappeto di foglie secche stasera
punge la pelle e fa venire voglia di castagne e di camino. Solo ieri era
tutto diverso.
Carico la bicicletta sulla macchina e mi accorgo che sto commettendo
un errore a non prendere il cappotto. Lo faccio sempre in tutte le
mezze stagioni e infatti non si contano i miei mal di gola e le
sinusiti...
Il fatto � che le mezze stagioni proprio non le riesco a capire.
Cio� se sei buono sei buono, se sei cattivo sei cattivo. E tutti siamo
buoni o cattivi a seconda dei momenti. Dunque se fai una media sei
'buonivo' o 'cattno', ma in realt� questa � solo una statistica. Ci� non
toglie che quando sei buono sei solo buono, quando sei cattivo sei solo
cattivo!
Beh e come mai col caldo e col freddo non dovrebbe funzionare
uguale? L'autunno viene a met� tra la canicola estiva e la brina
invernale. Ma di fatto quanto dura il passaggio dalla felpa alla giacca a
vento? E cosa c'� veramente in mezzo a questo transfert?
La risposta che mi sono dato da quando ho assunto il potere di vestirmi da solo � stata: NIENTE!
Non possiedo quelle cose che in gergo si chiamano 'spolverini' o
'giubbini', ho solo giacconi invernali modello 'scalata al K2', forse
perch� avr� sognato migliaia di volte di salirci davvero e non vorrei
farmi trovare impreparato nell'evenienza!
Dunque devo solo decidere quando � il momento di finire di crepare
dal freddo con la felpa per iniziare a sciogliermi di sudore nel
giaccone. Lo scompenso termico e la sofferenza durano giusto un paio di
settimane, il tempo che il freddo, quello vero, prenda fissa dimora.
Adesso siamo proprio nel cuore di queste due settimane.
Le mezze stagioni... le mezze misure... non ce la faccio a prenderle
in considerazione, sono una persona con troppe oscillazioni sui 'pi�' e
sui 'meno' per apprezzare lo statico piacere del giusto mezzo.
Tutto ci� che � mezzo nel mio vocabolario viene cancellato...
Il mezzo amico per esempio! O sei amico o sei nemico, per chi non rientra nelle due categorie provo indifferenza.
E non parliamo poi delle mezze penne a tavola! Eccheccazzo, gi�
inforchettarle � un casino perch� essendo corte sgusciano ovunque.
Soprattutto sulle mie magliette bianche, che ormai rappresentano la
cronistoria su tela di quanto ho mangiato. Quanto mi stanno antipatiche
le mezze penne...
Tanto vale mangiarle col mestolo, non prima di aver fulminato il
cuoco con un'occhiata che tradotta significa: la prossima volta se
proprio devi preparare i maccheroni scegli, o le pipette rigate o i
rigatoni!
Allora fanculo questo vento freddo, fanculo queste mie divagazioni
che mi impediscono di raccontare una normale serata trascorsa con amici
senza perdermi nei mille vicoli del mio cervello bacato.
La mia capacit� di odiarmi � pari solo alla mia ansia di essere compreso.
Battendo i denti e stringendomi nella mia inadeguata felpa giro finalmente la chiave della macchina e parto.
Non ve l'ho ancora detto, stasera ho in programma di andare a Bologna a vedere un concerto di strada di un amico!
Ecco, quando raggiungo il capoluogo emiliano avrei gi� voglia di
tornarmene a casa. Scarico la bici dal portabagagli e mi avvio per le
strade periferiche inseguendo l'eco lontano di un impianto voce...
Maledette sirene bugiarde! Non � il mio amico che suona, � un becero
pianobarista fallito che cerca di trascinare nella sua crassa
tragicommedia musicale un po' di clienti urlando 'faccela ved� faccela
tocc�' mentre in sottofondo riconosco il suono del midifile di Renato
Zero... il triangolo no! Proprio no! Non oggi almeno!
Kurt Cobain ti prego torna e rovesciagli una colata del tuo caldo
vomito da eroinomane. Rovescia le casse dell'impianto e sbatti il
pianobarista volgare contro la colonna del portico!
Macch�, Kurt non viene, d'altronde con tutta la volgarit� che c'� in
giro avr� davvero un sacco di persone da insultare, mai una serata
libera, dio che compito gravoso... Kurt fattene una ragione, sei morto
per l'anima del cazzo!
Scappo come il Diablo ai bei tempi sul Tourmalet, ma di fianco non
ho tifosi in delirio, solo imbecilli con il cappellino da streghetta
dark.
Oggi Bologna non si affronta! Tutta colpa della festa di Halloween,
l'ultima trovata dell'Ascom per defibrillare i consumi dei cittadini.
Provo tanta nostalgia per la nostra Befana, carica di secoli di storia.
Adoro la Befana, la sua scopa col manico intriso di Amanita Muscaria.
Che fantastica eroina, immersa nelle pi� affascinanti allegorie
medievali!
Ma perch� un continente che gronda tradizioni e cultura come
l'Europa deve prendere a noleggio dai barbari americani perfino le
ricorrenze? Non bastavano i fast food, i chewing gum, le cluster bombs?
Anche Halloween!
Penso con orrore a Ferrara, quando nel futuro prossimo i miei nipoti
festeggeranno il Primo Novembre affettando un tacchino allo spiedo
invece che una profumata salama da sugo! Spero di non vivere abbastanza a
lungo...
Qualche meschino pierre infierisce sul mio gi� vacillante stato
d'animo e cerca di trascinarmi nelle mirabolanti feste del suo locale
promettendomi figa e sbronze a prezzi stracciati. Preferirei giocare a
briscola con i lavavetri di porta San Donato!
Armato della mia portentosa dueruote dribblo tutti i tentativi di
estorsione pecuniaria e in breve raggiungo il portico dove, proprio
davanti alla filiale di una banca, il mio amico sta suonando.
Sia lui che i suoi colleghi musicisti si sono impiastricciati la
faccia con un collaprene bianco (forse per rimanere nel travestimento
spiritesco della festa yankee) anche se la sensazione che trasmettono �
pi� quella italianissima del 'ches'haddaf�peccamp�'. La situazione �
grottesca e dunque addolcisce il mio umore burbero. E la musica che
suonano mi distende le sinapsi. E' musica europea, tradizionale
irlandese. E loro la suonano bene. Kurt Cobain, torna a casa v� che qui
non servi.
Le festose melodie del bouzouki e della fisarmonica richiamano un
sacco di pap� e di mamme, mentre i loro pargoli scorrazzano per il
marciapiede brandendo mitragliatrici, pistole e lanciarazzi giocattolo.
Chiss� se anche Placanica da piccolo ne aveva.
Ascolto le polke e una giga introdotta dal mio amico al microfono
con un meraviglioso 'Bambini avanti, so che andrete tutti matti per
la... giga!' Spettacolo.
Quando il concertino finisce mi fermo a parlare un po' coi musicisti
e assisto con tenerezza alle smorfie di dolore che fanno quando cercano
di scrostarsi il collaprene dalla faccia. Purtroppo l'operazione si
rivela particolarmente complicata e richiede l'estremo sacrificio di
peli, barbe e qualche capello. Il dolore si trasforma in sadismo
allorch� i quattro artisti sofferenti cominciano a lanciare sui passanti
i piroli di collaprene appena strappati dal viso. Questa s� � una scena
molto da Halloween!
Ora il portico � strapieno, un signore sudaticcio e diessino fino al
midollo si impossessa del microfono, si posiziona davanti alla banca e
comincia a ringraziare questo meraviglioso istituto di credito per la
straordinaria sensibilit� dimostrata nei confronti dei bambini e della
cittadinanza tutta. Dopo un omaggio del suo buco del culo allo sponsor
il monologo continua nel ricordarci quanto sia segno di apertura mentale
festeggiare ricorrenze di altre culture, quale pu� essere la notte di
Halloween.
Bene, mi riprometto di venire qui a controllare la sua eguale apertura mentale l'ultimo giorno del Ramadan!
Ma i miei cattivi pensieri vengono addirittura surclassati
dall'affronto che occhi e orecchi devono ancora subire: la premiazione
del miglior costume di Halloween! Il primo premio lo vince un pargolo di
3 anni, che purtroppo non pu� venire a ritirarlo (sai com'�, a
quell'et� i pediatri consigliano di essere a letto gi� da qualche ora!).
Il primo premio per questo babyvincitore �... un iPod nano ultima
generazione! Con cui ascoltare le compilation dello Zecchino d'Oro
immagino...
Chiss� se al secondo bambino classificato regaleranno un forno a microonde!
Me ne vado sconsolato, mentre i genitori rimasti accalcati
mascherano malamente la delusione per l'iPod sfumato e malignano sulla
presunta parzialit� della giuria.
I portici si svuotano e Bologna implode nei suoi locali notturni
ricomponendo la sua facciata quotidiana di presuntuosa fetenza. I pierre
anche stasera si sono guadagnati la pagnotta.
Carico la bicicletta in macchina un po' infreddolito. Dentro e fuori.
Penso che non mi ci ritrovo pi�. A dire il vero penso che non mi ci
sono mai ritrovato. Penso con tenerezza alla calza della Befana. Al
camino. Ai miei nonni che per loro fortuna non ci sono pi�.
Penso alla saggezza di Linus che ogni anno aspetta il Grande Cocomero nella solitudine di un campo coltivato.
Penso soprattutto che se fossi una tartaruga scaverei una buca nel terreno e aspetterei il prossimo caldo.
Kurt Cobain, sei proprio morto per l'anima del cazzo!
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LETTERA AD ANNA POLITKOVSKAYA
11/10/2006 - 13:04
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Ciao Anna,
non ci siamo mai incontrati, anche se conoscerti mi sarebbe piaciuto davvero tanto!
Mentre la videata del pc mi mostra la tua foto, asciutta e seria,
non posso non pensare a tutte le domande che ti avrei voluto rivolgere.
Alle storie che non potr� mai sentire dalla tua voce...
Anna, tu non lo sai ma per me sei stata molto importante. Mi hai
insegnato tanto. E tra le tante cose che mi hai insegnato c'� anche la
Russia! Non parlo della Russia da cartolina o da nostalgici comunisti,
parlo della Russia di oggi, la Russia di una delle dittature pi� feroci
al mondo.
E' molto complicato sapere cosa succede nel tuo paese dato che non c'� libert� di stampa...
O mangi nella ciotola senza lamentarti oppure prepari il tuo
necrologio: questo � il bivio davanti a cui si trova un giornalista
russo.
Ci vuole del fegato per parlare di un tiranno al mondo intero ben sapendo che il mondo intero ha paura e bisogno di lui...
Prendi l'Italia: � bastata una settimana di stretta ai rifornimenti
del gas per capire che noi alla Russia dobbiamo solo obbedire supini.
Dio mio, � tremendo per un italiano vedere i suoi rappresentanti
politici leccare il culo ai governi pi� efferati, stringere mani
sorridenti vendendo armi e conoscenza in cambio di qualche quattrino. Ma
non sar� ancora per molto, quando la tua Russia e la Cina non avranno
pi� bisogno di noi, di nessuno... saremo noi gli schiavi del Ventunesimo
Secolo.
In un paese bollito, depositario solo della sua storia e delle perle che la Natura ci ha regalato.
Anche noi, Anna, mangiamo nella ciotola del tuo dittatore. Anche noi siamo colpevoli.
Questo vorrei dire ai tuoi figli, so che ne hai due.
Quanto dolore per loro in questo momento. Ma anche quanto orgoglio per avere avuto te come madre. Come insegnante di vita.
Ecco l'immagine di Antonio Russo che torna fuori dagli scaffali impolverati...
Chiss� se tu, Anna, e Antonio vi siete mai incontrati. Sono certo di s�... E chiss� cosa vi siete detti.
Sar� contento adesso il tuo dittatore. Ora che ha avuto il tuo sangue si sentir� di certo meno sorvegliato.
Di solito i dittatori sono persone rozze e ignoranti, seppure dotate di astuzia e coraggio.
Invece a te � capitato il peggior nemico: giovane, colto, freddo e
malvagio. Ogni volta che vedo i suoi occhi da coccodrillo provo orrore e
paura.
Ma per fortuna c'eri tu Anna a darmi coraggio, a ricordarmi ci� che
in fondo la Storia dovrebbe insegnare se la si studiasse. Ovvero che che
per quanto la repressione sia scientifica e violenta il pensiero non
muore mai soffocato, sopravvive. E che per quanto siano furbi e
previdenti i tiranni raramente muoiono di morte naturale.
Ma a me questo non basta. Avrei voluto fossi tu Anna a raccontarmi la caduta del tiranno.
Mi ricordo ancora quando a Beslan si cercava di trattare il rilascio
dei bambini nella scuola, nonostante le forze speciali dello Stato
avessero il via libera per non impedire il massacro.
Tu ti eri precipitata all'aeroporto di Mosca per prendere il primo
aereo disponibile e regalarmi la tua versione dei fatti, l'unica che a
me interessava ascoltare.
Ci ho pensato molto a quel tuo viaggio in aereo, mi sono immaginato
la hostess sorridente che ti offre il succo all'ananas corretto col
narcotico. O forse era succo di mela... Boh, ci ho pensato comunque sai?
A te che ti addormenti e ti risvegli nella stanza di un ospedale
moscovita.
Eri cos� intelligente che devi aver capito subito che Beslan quella volta non l'avresti mai raggiunta...
Una settimana intera sedata in ospedale, un dispaccio giornaliero
che spiega al mondo intero che 'non ti senti bene e devi rimanere in
ricovero per accertamenti'... come nei vecchi film di Hitchcock.
Secondo me da quell'ospedale il vento ti ha anche soffiato il rumore
delle detonazioni, degli spari, le urla dei bambini che gridavano ciao
alla vita.
E' l� che ho cominciato a pensare che il tiranno aveva davvero paura
di te, che ti considerava un ostacolo. E' l� che ho capito quanto pu�
essere nobile il tuo mestiere. Quasi come quello del chirurgo di guerra.
E' l� che ho capito che ti avrebbe uccisa.
Chiss� se i tuoi figli conoscono ogni dettaglio di quell'avventura
drammatica. Chiss� se a loro hai raccontato dei massacri di cui sei
stata testimone in Cecenia.
Sicuramente i tuoi figli conoscono cosa brillava in fondo al tuo
cuore, anche se magari in casa parlavate solo di cosa preparare per
cena...
Loro sono vivi e stanno bene Anna, non ti devi pi� preoccupare adesso per loro. Il tiranno voleva te, solo te.
Adesso siediti e aspetta, Anna. Ora tocca al dittatore sudare freddo e aspettare che la Storia gli si rivolti contro.
Probabilmente gi� c'� qualcuno che sta studiando come eliminarlo, come sostituirsi a lui...
Lui � furbo ma � un essere umano come noi. Prima o poi sbaglier�.
Quel giorno Anna io brinder� per te, giuro che ti penser�. Come
penser� a tutti gli altri giornalisti russi saltati in aria con la
macchina, deportati, incarcerati, lobotomizzati, fatti fuggire
precipitosamente all'estero.
Quel giorno purtroppo il mondo non sar� migliore n� peggiore, la fucina dei dittatori non rimane mai senza...
Ma io lever� lo stesso il bicchiere per te.
Grazie Anna, grazie davvero.
Dovunque tu sia ti dedico questi versi. Li avevo scritti anche per te.
'ho perso la mia vita ma la reputazione
che sono un giornalista, quella mi rimane
se tra il coro di ruffiani con la biro in mano
qualcuno prender� il mio testimone
non sar� morto invano'
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Correre verso...
15/9/2006 - 23:49
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La maglietta � quella del concerto di ieri sera, un po' sudata, non l'avrei messa per uscire ma per andare a correre va benone.
E le tennis nere ricoperte di schizzetti di fango secco e di terra polverosa e bianca fanno clamorosamente pandant.
Quante volte sono uscito da questo portone per fare jogging, sempre a
orari da pipistrelli e con delle nuvole addensate sulla testa. E tutte
le volte mi capita di ricadere in questo stesso pensiero, quasi come un
rito propiziatorio prima di scendere negli inferi della fatica.
La citt� quando la guardi correndo non sembra mica la stessa, almeno
a me capita di notare molti particolari divertenti e inutili, come il
fatto che il semaforo della via grande dura quasi il doppio di quello
della via piccola che incrocia. Oppure mi accorgo di quante sconnessioni
hanno i marciapiedi, di quante macchine parcheggiate a fila sono dello
stesso colore, cose cos�.
Le persone le vedo poco. Forse � per questo che mi piace andare a correre a quest'ora.
Correre a Ferrara non � come correre a Bologna o in un'altra citt�
tecnologica. Correre a Ferrara � come vedere un film al cinema da solo,
con la sala vuota. Percorro via Ercole d'Este, una strada talmente
dritta che ogni volta ti illudi che sia anche corta, e invece � un
diabolico rettilineo verso l'infinito che termina in leggera salita.
E se stai facendo jogging a Ferrara le Mura sono la tua direzione.
Che strano rapporto ho con la mia citt�... Mi sembra quasi di
sentirne il battito mentre calpesto i ciottoli, e invece questo 'stump -
stomp' � il mio battito, il battito dei miei piedoni numero 47, il
battito dei miei pensieri, che ricominciano sempre da dove avevo
terminato la corsa precedente, lo stesso battito che producevo ai tempi
del liceo su questo marciapiede, la campanella suonata da un pezzo e io
che cercavo di fare pi� in fretta possibile...
Forse davvero questo 'stump - stomp' � il battito che unisce me e
questa citt�, che congiunge situazioni, aneddoti e stati d'animo in quel
grandissimo mistero laico chiamato 'vita'!
Il profumo di soffritto mi anticipa che sono gi� nei pressi del
ristorante fighetto vicino alle Mura. Non ci sono mai entrato, tanto l�
ci vanno solo i ricchi e gli sboroni, mi sembrerebbe quasi di infrangere
un tab� se ci entrassi adesso che forse me lo potrei anche
permettere... Come sempre ci sono belle macchine parcheggiate a lato,
toh: distinguo un Mercedes e un Maserati. A lato di un'Audi una finestra
ti introduce invece alle cucine, dove si percepisce il caldo e la puzza
di fritto. Ecco, l� mi piacerebbe curiosare, o solo starmene in un
angolo in silenzio per imparare nuovi trucchetti e sentire i commenti
cattivi sui clienti in sala.
Ma � un attimo, i passi gi� mi spingono oltre, la Mura � a una decina di metri, l� dove sorge la Casa del Boia!
Salendoci sopra si ha sempre un po' la sensazione meravigliosa di entrare nello stadio da vincitori della maratona olimpica...
Dio che meraviglia, che tempesta di emozioni dev'essere vincere la
maratona alle Olimpiadi. Ma non ho ancora rotto il fiato, altroche
vittoria, qua se non ci sto attento finisce come Dorando Pietri... forse
i ciottoli prima mi hanno messo troppa fretta e ho distribuito male il
ritmo. Occorre un pelo pi� di spinta e passi meno frequenti per
ritrovare il ritmo. Ritmo, ritmo, ritmo... La corsa � ritmo. Se vai a
tempo duri, se sei stempato scoppi, tutto l�.
Delle volte la corsa � swing, altre volte � un meraviglioso ballo
caraibico, ogni tanto � una techno-dance, dipende da che problemi ti
stai portando dietro da casa.
Non mi venite a dire che si va a correre senza problemi o pensieri
da affrontare. Balle! Altrimenti dove trovate la pazienza e il
masochismo per quest'ora di sofferenza ed espiazione? Quando sei liscio,
senza guai, vai a giocare a basket, o a tennis. Ma quando devi capire,
devi riflettere, devi decidere � qui sulle Mura che devi venire.
Qui mi sono rifugiato nel periodo romano della luccicante
professione, qui ho cercato di aggrapparmi negli anni di sbandamento,
qui ho trovato la forza per risalire. E qui sto di nuovo cercando la
voglia di essere.
Pi� hai da pensare, pi� vai a ritmo, meno senti la fatica.
Il rumore dei piedi � un pochino pi� leggero ora, mi sembra quasi di
aver acquistato una certa eleganza, alla Cassius Clay, addirittura
cerco di alzare un po' di pi� i tacchetti e spingere meglio con le
braccia, come vedo fare nei meeting di atletica leggera. Sono patetico
ma non me ne frega niente, sto giocando e quando gioco non voglio essere
interrotto!
Di colpo mi ricordo tutto, anche come ci sono finito oggi sulle
Mura. La mattina il solito stato di ansia che ormai riconosco con un
certo anticipo, la preoccupazione per il futuro che mi aspetta e che non
riesco a capire quanto � voluto e quanto invece procede per inerzia.
Anni e anni che corro, via da qualcosa o da qualcuno. Anni che corro via
da questa citt�, totem della mia insoddisfazione, dell'inquietudine di
vivere senza aver provato tutto. Come si fa a non sentire il richiamo
che viene dal mondo? A non provare l'ambiziosa voglia di possederlo, di
sentirlo proprio? Come si pu� rinunciare a tutto questo per
vigliaccheria e paura? Io, che un po� vigliacco e fifone lo ero fin da
piccolo sono anni che sfido questo drago chiamato Ferrara, che cerco di
ucciderlo. Anni che metto tra me e questo malinconico borgo palustre
distanze, amori e musiche.
Eppure il drago � ancora qui, � vivo e io ci sto correndo sopra.
Senza accorgermene sono gi� alla discesa che raggiunge il torrione
del jazz. Dentro al baluardo medievale anche quest'anno i 'pianobaristi
dello swing' eseguiranno le richieste di ricchi notai, in un�atmosfera
deprimente da belle epoque. Che umiliazione per la musica dei neri!
Essere mortificata da committenti supponenti e incompetenti e da spenti
esecutori. Il jazz � la musica della ribellione, della libert�,
dell'espressione dell'individuo. Nel jazz, quello vero, c'� il sesso pi�
torbido, il marcio e il divino di ogni uomo, � il sangue alla testa, �
un'ubriacatura analcolica!
Ho visto pi� jazz per le strade del Sudamerica in un solo giorno che
a Ferrara in tutta la vita. A Ferrara non c'� un buon motivo per fare
jazz, per questo nessuno lo sa fare n� ascoltare. Il jazz, quanto l'ho
amato e quanta pena mi fa ora... Ma � sempre cos�, quando passa un po'
di tempo l'oggetto del tuo amore svanito si pittura inevitabilmente di
compassione.
Riavvolgo il mio percorso come Pollicino e, raggiunta nuovamente la
Casa del Boia, affronto un diverso tratto di Mura, quello che mia mamma
da piccolo mi ha insegnato a chiamare 'la Mura degli Angeli', nome che
trovo meraviglioso!
C'� un silenzio inquieto nell'aria. Nonostante ieri sia piovuto, un
vento caldo mi fa gocciolare copiosamente di sudore. Ma ormai il fiato �
rotto, i pensieri scorrono senza filtro e alla velocit� delle droghe
sintetiche. Mi rivedo bambino su questo tratto di Mura, con la mamma e
mia sorella sul biciclino mentre andiamo al Parco Robinson dove c'erano
le altalene migliori ed erano sempre libere!
Ora non ci sono pi�, inghiottite dalla fredda ristrutturazione che
la citt� si � imposta per acchiappare il turista affamato di Medioevo e
di Rinascimento. Le altalene sono dei bimbi, e i bimbi vengono sempre
dopo i turisti.
Io ai bambini invece affiderei l'assessorato allo sviluppo, mettendo
alle loro dipendenze un pool dei migliori ingegneri, geometri e
architetti. Vuoi mettere le idee sensazionali che salterebbero fuori? E
poi un bimbo quando sbaglia, almeno non lo fa apposta.
Non la riconosco mica pi� la mia citt�, forse troppo tempo sono
stato via! Nella citt� che mi ha cresciuto non avrebbero mai permesso a
dei poliziotti di massacrare un ragazzo senza motivo e poi di zittire e
intimorire testimoni e giudici. Questa � sempre stata una citt� di
biciclette, di famiglie, di pane caldo la mattina al posto della brioche
metropolitana. Poco incline alle rivoluzioni e ai moti giovanili, e
dunque anche alla repressione. Si percepiva la presenza di un nucleo
solido come il carato della carruba di idee condivise. Ti lamentavi, s�,
tutti si lamentano sempre... un po' perch� � bellissimo fare le vittime
e un po' perch� se ti lamenti alla fine qualcosa ci guadagni sempre. Ma
erano lamentele annoiate, di facciata... in fondo ciascuno aveva il
proprio metro quadro.
E invece ora Ferrara mi sembra una citt� di pochi, che ostenta sicurezza per nascondere la propria inconsistenza.
Vedi? Il drago non l'ho ucciso, � ancora qui e ci sto correndo sopra.
Frattanto le luci del Nord-Ovest, l'imbocco di Porta Po, io di nuovo
inverto la rotta e torno verso la Casa del Boia. Dicevamo? Ah, si!
Eccomi ancora qui nella mia citt� natale, dopo tutta la strada percorsa
per uscirne! E se invece avessi camminato per anni su un tapis-roulant?
Cosa ho combinato in questi anni lontano? A guardarmi il curriculum
tante cose. A guardarmi dentro non saprei rispondere.
Quello da cui scappavo � ancora l� che mi guarda.
Sono i miei occhi che lo vedono.
Sono i miei occhi da cui scappavo!
'Tuff - tuff'� passo agile e in notevole accelerazione, questa
deduzione pungente mi d� adrenalina sufficiente per un cambio di ritmo.
Scendo dalla Mura e corro tra le strade della mia infanzia, la
palestra dove andavo a fare minibasket, il cortile del mio compagno di
banco alle elementari dove giocavo a 'tedesca' col pallone. Il meccanico
delle bici, il condominio dei cugini grandi, la via dei tigli e dei
lill�, Santa Caterina da Siena, che a maggio ti incanta sempre per il
profumo struggente e romantico.
E' strano ma da qualche giorno ho indecifrabili sensazioni in testa.
Come se avessi smesso di 'correre da' e avessi iniziato a 'correre
verso'. E Ferrara alla fin fine non � cos� brutta... C'� ben di peggio
in giro, lo posso testimoniare a qualsiasi giudice. Gi� le mani da
Ferrara, solo io posso parlarne male! I miei sentimenti per la mia citt�
forse stanno cambiando man mano che corro verso. Verso cosa? Questo �
davvero impossibile da prevedere... Ma sono qui, fradicio di sudore,
senza il fiatone e con un leggero crampo alla pancia. L'ansia � uscita
fuori insieme alle tossine dopo nove chilometri di sofferenza.
Mi tornano in mente le parole di mia zia, maratoneta da una vita: 'Correre fa schifo, ma dopo � bellissimo'.
Gi�, dopo � bellissimo farsi la doccia calda e realizzare che finalmente forse stai correndo verso!
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IL BIMBO CHE E' IN ME
4/8/2006 - 12:36
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il bimbo che � in me dice sempre un mucchio di cose:
� insolente perch� parla senza schermi protettivi e prova gusto nel
dire le parolacce. il bimbo che � in me viene sempre sgridato dai
grandi.
il bimbo che � in me si fida per� della parola dei grandi e gioca con le parole dei piccoli
il bimbo che � in me ha sempre voglia di giocare, anche coi bambini
che non conosce. anzi cerca di unirli tutti cos� si gioca in tanti ed �
pi� bello
il bimbo che � in me quando un bambino piange non ha pi� voglia di
giocare e diventa serio. quando non si gioca pi� il bimbo che � in me si
trasforma in una valigietta con la croce rossa e tantissime medicine
colorate dentro
il bimbo che � in me ha un'ottima memoria e quindi ricorda
perfettamente a distanza di anni le promesse, le regole, i pensieri e le
azioni. in base a questi esempi cerca di capire come si dovrebbe fare a
vivere
quando si accorge che le regole non contano per tutti e che le
parole non sempre valgono il loro significato il bimbo che � in me si
sente tradito e terribilmente solo
e quando si scopre tradito e solo il bimbo che � in me si accorge di non essere pi� un bimbo ma un grande
ogni volta che il bimbo che � in voi scoprir� di essere diventato
grande non avrete pi� voglia di giocare. non avrete pi� voglia di unire
tutti i bambini tra loro. non ricorderete pi� cos'era stato promesso, e
se qualcuno ve lo ricorder� gli darete del bugiardo e forse lo
picchierete anche. starete molto attenti nel parlare perch� saprete bene
che un solo accento sbagliato vi render� impopolare (e ai grandi questo
fa veramente paura)
ogni volta che il bimbo che � in voi scoprir� di essere diventato
grande perderete il dono di amicizia, lealt�, sincerit�, coraggio.
difendete il bimbo che � in voi, difendetelo perch� verr�
continuamente minacciato, vilipeso, ostacolato. e purtroppo anche
violentato. difendetelo con le unghie e con i denti perch� questa � la
battaglia pi� importante della vostra vita e se la perderete...
beh, se la perderete vivrete come i grandi. e questo io non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico
il bimbo che � in me vi scrive queste righe sperando che non sia un
biglietto di addio ma solo un arrivederci al prossimo parco giochi
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In Sudamerica con Cisco
10/8/2005 - 14:15
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'Cisco, ma io e te che cazzo ci andiamo a fare in Cile?' 'Boh...'
Con questa semplice risposta Cisco dei Modena City Ramblers mi ha convinto a intraprendere un folle viaggio sudamericano.
Nel senso che quando non sai bene perch� parti e cosa vai a fare sei gi� nel mood perfetto del viaggiatore...
E pi� si avvicinava la partenza pi� mi convincevo della mia scelta, cos�:
16 settembre, aereo da Linate.
Il bagaglio? Zaino, ovviamente! Un pezzente come me non ci ritrova proprio tra Samsonite e trolley.
Lo strettissimo indispensabile, due-tre mutande, magliette di serie B
pi� quella rossa di Amnesty con cui evocher� la pioggia nel deserto di
Atacama (evento naturale che attendono da almeno 400 anni, in caso di
riuscita del mio esperimento ho pianificato di svelarmi come ultimo Inca
e vedere se la mia vita svolta).
(CONTINUA)
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 Scarica il diario del viaggio fatto da Cisco e Guido Foddis download
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Appunti dalla Bosnia con Vilmo Ferri
27/2/2005 - 14:15
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Carissim*, di ritorno dal viaggio a bordo della Vilmo-mobile in Bosnia,
Tuzla per la precisione, vi scrivo alcuni appunti su questa esperienza.
Sperando di non risultarvi noioso......
La situazione a Tuzla non � per niente facile....
Ovvio, direte voi. Ovvio, ma non nel senso che immaginate.
A Tuzla ero andato pensando di trovare fame, miseria e dolore; ho trovato altre cose, non meno brutte.
Innanzitutto � Tuzla ad essere brutta! E' un posto di nessun rilievo
turistico, se escludiamo il macabro e sempre deprecabile turismo di
guerra. Per il resto � una citt� con poche macerie (non � infatti stata
distrutta ma ha resistito fino alla fine all'assedio dei serbi) e molti
centri commerciali.
(CONTINUA)
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 Scarica il diario del viaggio in Bosnia di Guido Foddis download
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Un mese tra le missioni OMG in Per�
10/1/2005 - 0:00
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10 Gennaio 2005
ciao amici, vi scrivo da un computer della casa di lima dove sono ospitato.
il lungo viaggio non ha avuto contrattempi, ora qui sono le 8 della
mattina e ci accingiamo a visitare un po' questa megalopoli. domani
probabilmente inizieremo il percorso all'interno della cordigliera, dove
ci fermeremo per
un bel po' di tempo.
pare che le comunicazioni all'interno non siamo molto agevoli, quindi non vi allarmate se per un po' non sentirete mie nuove.
in ogni caso per ora vi saluto calorosamente e....
avanti savoia
11 Gennaio 2005
carissimi amici, vi scrivo da un internet point di questa megalopoli peruviana....
la giornata di oggi e' stata tutta all'insegna del turismo piu'
sfrenato. ho girellato nelle varie cuadras, attraversato plazas e
scolato cervezas... (ma
perche' mai finisce tutto con la as qui a lima?)
questa citta' ufficiosamente arriva a contare 10 milioni di
abitanti, e capirete che se solo 4 milioni sono residenti il resto
circonda gli abitati con gigantesche baraccopoli.
ho rivisto mestieri che credevo giustamente estinti, come quello dei
lustrascarpe... ma come si fa a pagare uno per farsi lucidare i
mocassini?
eppure sembravano contenti entrambi, il cliente e 'l'esercente'.
purtroppo questa propensione latina all'assoggettamento fisico e' dura a morire.
con mia grande soddisfazione a lima non ci sono semafori, e se ci
sono vengono costantemente sbeffeggiati dai milioni di automobilisti...
cazzo questa si che e' sana anarchia!
l'anarchia peruviana mi ha molto colpito, nel senso che e' evidente
che questo paese non e' retto da leggi, ma dall'intelligenza
individuale....
so che e' un concetto darwinianamente spietato che molti di voi non
approvano, pero' io lo trovo affascinante. e' comunque la peculiarita'
che accomuna queste metropoli latine.
domani mattina all'alba (qua ci si sveglia tutti alle 6) andro' in
aereo a cuzco e da li' saliro alla vetta del macchu picchu. e' la parte
piu' 'inca' del mio viaggio... avrei dovuto affrontarla alla fine della
permanenza, ma
alcuni ritardi nell'allestimento dei progetti in cui faro' da
volontario mi consigliano di non indugiare oltre, carpare il diem e
l'aereum e spararmi questa 3 giorni nella culla dell'unico impero
realmente comunista che la
storia dell'uomo abbia mai sperimentato. (concetto forte che magari
vi esplichero' un'altra volta, comunque c'e' parecchio del vero nella
mia affermazione)
qui la storia si sente, ha un peso, come ce l'ha a cuba...
il peru' e' un paese derelitto, povero e oppresso, ma il suo popolo
non rinuncia per nessuna somma di denaro alla sua dignita'. lo sguardo
con cui ti penetrano per la strada e' di chi sa che in fondo non ha
niente da invidiarti, a parte il conto in banca.
ed e' vero.
le donne, comprese quelle palesemente in miseria, sono molto ben
vestite, qui l'unico straccione coi braghetti corti e le ascelle
puzzolenti sono io.
lo so che vi metterete a ridere pensando alla mia icona da bimbo
gigi immersa nelle avenide scoreggianti polveri fine e brodo di gallina.
gli uomini qui a lima indossano sempre pantaloni lunghi e hanno capelli pettinati, spesso con la brillantina.
adesso torno nella casa dell'Operazione Mato Grosso dove stanno preparando la cena...
i ragazzi dell'associazione sono davvero persone in gamba, una delle prossime mail ve ne parlero' in maniera piu' approfondita.
sono venuti ieri a prenderci all'aeroporto con un pullmino scassatissimo...
indovinate un po' che cassetta stava girando nell'autoradio? quella
di un gruppetto italiano... mi sembra di ricordare il loro nome....
MODENA CITY
RAMBLERS!!! com'e' piccolo il mondo!
qui sono le 19, per me e' arrivato il momento di salire sul tassi'
(alla modica cifra di 4 soles, 2500 lire) e di abbracciarvi forte.
la prossima mail vi raccontero' l'esperienza sul macchu picchu.
besos
guidos
13 Gennaio 2005
Carissimi amici, vi scrivo dalla sede di Lima dell'Operazione Mato
Grosso, di ritorno da una 3 giorni davvero intensa nell'ombelico del
mondo, Cuzco! Il giorno 11 alle 7 della mattina, fatto lo zaino e
lasciato il babbo a
ronfare rumorosamente nella sua maison di Lima, ho raggiunto con un
taxi, naturalmente abusivo, l'aeroporto. Non si pu? spiegare il livello
demenziale di inutile e inefficiente burocrazia che sanno frapporre gli
stati latini, e in particolare il Peru', sulla strada dei viaggiatori.
Questo naturalmente non impedisce ai narcos e
ai rubabambini di fare come cazzo gli pare senza esser
disturbati.... va be', comunque tornando a me, dopo un'oretta buona di
code e scontrini mi sono imbarcato sul volo e dopo poco ho raggiunto la
vallata di Cuzco.
Ad aspettarmi c'era Luca, il tenutario della casa OMG di Cuzco.
Identikit: burbero, generoso e montanaro della Valtellina... ci siamo
subito presi bene!
Ho preso contatto con la casa, lasciato lo zaino e, completamente
allo sbaraglio, mi sono fatto lasciare in Plaza de Armes, cuore della
capitale incaica. Qui,seguendo le sommarie indicazioni di Luca, ho preso
il boleto
turistico e mi sono inerpicato verso le rovine delle fortificazioni inca, che sovrastano questa enorme citt?.
Cos? per miracolo mi sono sentito a casa mia... davanti a me
meravigliose montagne, prati fioriti (in Per? adesso ? estate piena e
seppure a 3.500 metri ci sono 25?). Col mio poderoso passo alpino sono
partito per un
trekking forsennato su questo lembo di Ande e, tra lama e campesinos
gentili, ho raggiunto il tempio del dio Sole, che naturalmente ho
invocato pregandolo di liberarci da quel dio impostore di Berlusconi.
Il tempo dir? se il dio Sole ? pi? potente del nostro dio Dio (ma potevano almeno dargli un nome meno noioso!).
Dopo questa avventura solitaria sono salito su un 'combi', una
specie di pullmino 10 posti degli anni '60 in cui qui riescono a stipare
anche 40 persone (potenza della miseria!!!). Cos? al modico prezzo di 1
soles (500
lire) sono tornato nel centro della citt?.
Un frugale pasto peruviano (3 banane, un panone al latte e 1 cerveza
cusquena) comprato con 3 soles da una vecchina storpia cieca muta e
sorda, ed eccomi di nuovo in giro per Cuzco.
Gi? Cuzco, parliamone.....
Della magnifica storia di questa capitale avevo gi? studiato tutto,
per? una volta sul posto davanti ai miei occhi lo spettacolo ? stato
imbarazzante.
Poco traffico, strade pulite, insegne tipo 'pizza, hamburger'...
case intonacate di fresco, gente vestita elegante, continuo clicchett?o
di macchine fotografiche... vi assicuro che non c'era poi tanta
differenza con
Ortisei in agosto. A parte la miriade di piazzisti ambulanti con
annesso ciarpame gusto inca, lustrascarpe che continuano a imbarazzarmi
solo al pensiero e tassisti che ti abbordano al grido di 'taxi
senor'....
Col mio boleto turistico ho iniziato a visitare qualche museo
(pentendomene subito, io odio i musei e mi rompo sommamente i coglioni!)
e mi sono intrufolato in qualche chiesa, tra cui vi racconto quella
della Merced:
entri e ti trovi davanti un Cristo d'oro massiccio che piange, ti
giri e ci sono 3 altari di gente massacrata, impreziositi con lastre
d'oro da 5 kg l'una, ti giri e ci sono statue di santi tutti in oro
lavorato, fino
all'altare tutto in oro con tasselli di smeraldi e altre pietre preziose...
dolore e oro, dolore e oro, questo ? il messaggio dunque che abbiamo
portato agli sventurati inca, dolore e oro. Penso che raramente
un'immagine come questa mi abbia chiarito la sostanza di una religione
che predica e
giustifica la sofferenza umana e la celebra con oro costato milioni e milioni di morti!
Che schifo, ridatemi il dio Sole! Almeno lui ride....
In queste chiese puoi vedere decine di poveracci nativi che si
distendono sotto gli altari implorando piet? e donando gli spiccioli di
soles che hanno guadagnato in una settimana, e dietro i soliti tedeschi e
giapponesi che li
fotografano commentando 'molto pittoresco!'. Io con perversa
cattiveria mi sono piazzato dietro ai tedeschi con la kodak in mano e li
ho fotografati!
Questa ? stata la mia visita a Cuzco, impreziosita per? da una
singolare esperienza: entrando in un edificio che sembrava la solita
chiesa mi sono trovato per? infiltrato nella cittadella universitaria...
facendo finta di
niente mi sono seduto (odd?o, mi guardavano tutti!) e ho assistito a
un pezzo di lezione, finch? lo sguardo torvo del professore mi ha
convinto a uscire. Ed ? l?, fuori dalla classe, che ho trovato una
lavagnona con sopra
scritto: magnana ore 11 seminario sul mundo global y sul
neoliberismo. UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE, se non in Italia almeno a
Cuzco!!!!! Tornato avventurosamente a casa di Luca (!!!) con un
vergognoso combi, ho mangiato una zuppa di mais e una banana fritta e
poi mi sono messo a letto.
Il giorno dopo alle 6 partiva il mio treno per Macchu Picchu!
La gita del Macchu Picchu si presentava male... l'organizzazione
turistica ? di monopolio statunitense, statunitense la gestione dei
treni, dei bus, delle visite. Infatti sono riuscito a pagare per questa
gita 134 dollari, un
furto! E' scontato dirvi che di tutti questi quattrini agli indi rimangono solo le briciole!
Partiti in perfetto orario statunitense, meditavo tra a me e me che
questa citt? ? un immenso bluff, che una citt? peruviana in cui non ci
sono i poveri e le case di fango ? una baraccata per turisti. Meditavo,
quando al
km 3 della ferrovia inizio a vedere dai finestrini un'immensa
discarica, ove sorgono baracche di argilla con bambini affumicati che
giocano tra i rifiuti: ecco Cuzco, ecco quello che fino ad allora mi
erano riusciti a
nascondere. Guardavo allibito la desolazione ai margini del trenino
che si inerpicava, i bimbi mi guardavano tristi mentre ero l? dal
finestrino del trenino statunitense... mi sono vergognato come un cane!
Finch? una matrona
tedesca di fianco a me ha imbracciato la videocamera e iniziato a
filmare la baraccopoli dicendo probabilmente 'qvesti oricinali pimpi ti
strata, ke merafiglioso dokumenten!'.
Ora seguendo il fulgido esempio tutto il treno fotografava la
miseria con grande curiosit? e attenzione mentre i grassi bimbi tedeschi
ingoiavano i loro panini con prosciutto e nutella....
Cos? arrivati dopo 4 ore alle pendici del Macchu Picchu, mentre gli
indigeni si prendevano la loro giusta rivincita depredando i portafogli
dei merendoni in cambio di borsette con scritto su 'inca' e 'original
cusco', ho pigliato
il bus e sono salito sotto una pioggia insistente nella cittadina
incaica perfettemante conservata. Siamo al margine ovest della foresta
amazzonica, 2400 m sul mare e vegetazione prorompente (questa poi ? la
stagione delle piogge, 4 mesi di acquazzoni continui).
Del Macchu Picchu ? inutile che ne parli, da qualsiasi parte
troverete la sua descrizione, e io comunque non mi sentivo in pace,
essere in mezzo a questi merdoni turisti mi aveva rovinato la gita:
ecco, almeno ieri ho
focalizzato che io ODIO IL TURISMO! E' la pi? raffinata forma di
cattiveria che un occidentale pu? usare per sopraffarre i poveri.
Raramente ? curiosit? intellettuale, voglia di capire, spesso ? solo un
tentativo di rimediare alla noia della nostra opulenta vita, di sentirci
padroni di qualcosa o di qualcuno. Questo gli indi lo sanno, il loro
sguardo mentre ti chiedono la carit? ? uno sguardo che giudica, eccome.
Si prostrano come burattini ma in realt? ? tutta una finzione, la loro
verit? non te la daranno mai. Puoi comprargli tutto, anche il culo se
paghi bene, ma la verit? se la tengono per loro, non la vendono. E tanto
nessuno ha l'intelligenza di cercare di
comprargliela.....
Non era questo che volevo, non ? questo il motivo per cui sono
venuto fin qui. Prima di riprendere il treno ho cercato uno sfogo al mio
disagio irrompendo in una partitella a calcio di bimbi indigeni,
cosicch? tra fango e gol miseramente falliti sono uscito sconfitto pure
l? (13 a 4) e ho ripreso il trenino e la via di casa.
Alla sera Luca e sua moglie Claudia sono stati molto cordiali, ci
siamo raccontati la giornata davanti a un magnifico risotto valtellinese
e poi via a letto.
Oggi, preso l'aereo per Lima, mi ricongiungo con mio padre, stasera
ripartiamo verso il nord, destinazione Huar?, nella Cordigliera Blanca, a
4000m! Viaggeremo con un'ambulanza per almeno 12 ore, poi domattina
altre 6
ore di jeep ci porteranno a Tinti, dove si svolger? la 'settimana
tecnologica' e dove inizieremo a montare il laboratorio di fisica. Dopo
un giorno o due io mi diriger? verso San Lu?s, ove ? situato il
laboratorio di chitarre, meta principale del mio folle viaggio.
Credo che d'ora in poi le comunicazioni tra me e l'Italia saranno
molto complicate, la zona della Cordigliera ? estremamente povera e
arretrata e dubito della presenza di postazioni internet. Comunque vi
rassicuro sul fatto che tutto procede bene, il morale ? alto e non
mancano le soddisfazioni.
Voi mi raccomando, state bene e cercate di resistere a Berlusconi,
in attesa che il mio amico dio Sole venga a compiere il suo mandato.
Un abbraccio
Guido
18 Gennaio 2005
Hola amigos, alfin me puedo collegar con ustedes....
qui nel cuore delle Ande le cose vanno per il meglio, ora vi racconto da dove eravamo rimasti.
Partito la notte del 13 da Lima, non con l'ambulanza (c'era un
emergenza che non ero io!) ma col bus... Qua i bus sono galattici, a 2
piani con sedili comodissimi e larghi, ti danno anche la copertina di
lana e viaggi tutta la notte dormendo come un sasso mentre gli autisti
sfrecciano nell'oscurit? facendo le peggio cose! Cos? io e il mio babbo
ci siamo svegliati che praticamente eravamo gi? arrivati a Huar?z, alle
pendici della Cordigliera (3.500m di altezza). Ad accoglierci due preti
volontari, uno pi? scoppiato dell'altro, che parlano solo di gnocca e
mangiano per colazione dei paninazzi di 6 kg!
Erano solo le 8 del mattino e per proseguire il viaggio dovevamo
aspettare l'arrivo di altri volontari fino a sera, quindi ne ho
approfittato per infilarmi nuovamente i miei scarponi da trek e
imboccare la strada che usciva dal paese. Huar?z sorge in un posto
bellissimo, un'enorme vallata scavata da un fiume impetuoso, come solo
qui se ne possono vedere. Dopo qualche km sulla via principale,
costeggiata da botteghe artigiane e campi di mais, ho deciso di
cominciare a salire... ai miei lati due enormi catene montuose ricoperte
di vegetazione. Scelto il lato sinistro mi sono imbattuto in un pueblo
misero, la stradina ridotta un pantano appiccicoso, cani randagi con i
loro escrementi ovunque, ai margini baracche di fango e lamiera con i
bimbi che al mio passaggio urlavano, ogni tanto un bruto mi fissava
dalle finestre.....
Inutile dire che ho accelerato il passo e appena superato questa baraccopoli ho tirato un respiro di sollievo!
Ora il panorama si definiva meglio, cos? risalendo le tracce delle
pecore ho preso quota puntando dritto verso il filo di cresta. Una volta
raggiunta la sommit? mi sono trovato davanti un paesaggio mozzafiato.
Dall'altra parte non c'era una ripida discesa, come immaginavo, ma una
verdissima vallata coltivata a mais, delle capanne col tetto di paglia e
un senso di tranquillit? e di pace che non si pu? spiegare... ne valeva
proprio la pena!
Guardandomi dietro, 700m di dislivello pi? in basso, la citt? di
Huar?z pacifica e sonnecchiosa. All'orizzonte i maestosi ghiacciai della
Cordigliera Blanca, capeggiati dal suo pi? illustre rappresentante,
l'Huascaran, 6.700m. Ho deciso che prima o poi lo salir?!
Tornato alla casa che mi ospitava, ho curiosato dove i ragazzi
lavorano neilaboratori: nel primo si lavora la roccia, che qui in Per? ?
davvero pregiata. Nel silenzio della missione si sente solo lo
scalpell?o di questi ragazzi, ognuno dei quali segue con certosina
precisione la sua mansione. Ho potuto ammirare la perfezione e la
difficolt? delle loro sculture (quasi sempre religiose o comunque lavori
su commissione, quindi non opere artistiche ma artigianali). Nel
laboratorio a fianco invece si lavora il legno, che qui abbonda ed ? di
qualit? molto pregiata (in Europa lo pagheremmo una fortuna): dal cedro
al noce ad altre variet? da noi meno conosciute, i ragazzi ricavano
mobili di ottima fattura, tutti rifiniti a mano con complicate
decorazioni. Questi mobili insieme alle sculture vengono poi venduti dai
volontari dell'OMG nel negozio di Lima o nelle mostre-mercato che
organizzano in tutte le loro missioni del Per? e in Europa dai volontari
italiani. I prezzi sono molto alti (intorno ai 10.000 dollari per una
grande credenza) e quindi sono destinati al ceto pi? abbiente del Per? e
ad ornare le case dei ricchi europei.
La produzione e la vendita dell'artigianato prodotto dai laboratori
OMG rappresenta la pi? importante fonte di sostentamento (insieme alle
donazioni naturalmente) per le missioni e danno lavoro a tanti ragazzi
che altrimenti lascerebbero le loro montagne per andare a rubare e a
prostituirsi a Lima. Nonostante lo sforzo comunque la maggioranza degli
andini finisce lo stesso dentro a questa spirale (? il motivo per cui il
numero ufficiale degli abitanti di Lima e di molti milioni inferiore al
numero reale). Non dimentichiamoci che il Per? ? un paese alla fame,
indebitatissimo, senza acqua potabile, corrente elettrica, strade
asfaltate e telefono all'infuori delle 4-5 grosse citt?.
A proposito delle strade.... verso sera la mia spedizione ?
finalmente ripartita a bordo di un gippone! Da Huar?z ci siamo diretti
verso il cuore della Cordigliera (un passo a 4.500m) percorrendo una
carrareccia di fango devastata dalle buche! Ogni metro se ne contavano
una decina profonde almeno 30cm, quindi procedendo ai 20 all'ora
sembrava di essere in lavatrice... in confronto il Tagad? ? una cagata
per mocciosi.
Questo viaggio sembrava interminabile... 2 dei nostri si sono
fermati a vomitare l'anima, e dopo 7 ore siamo finalmente arrivati alla
missione di Tinti, dove si tengono i corsi di aggiornamento dei
professori peruviani.
Solo alla mattina mi sono potuto rendere conto dello splendore della
vallata in cui mi trovavo... una prosperosa valle a 3.000m di altezza
nella parte est del Per? (a tre giorni di cammino dalla Selva
Amazzonica), circondata da vette altissime con il fragore del solito rio
proveniente dal basso. Tutto intorno coltivazioni, ortaggi e alberi da
frutto, agavi gigantesche, clima equatoriale (la mattina sole a picco e
il pomeriggio piogge torrenziali, dato che siamo nel pieno della
stagione delle piogge). La missione ? un gigantesco complesso di case,
camerate, cucine, forni per il pane, officine, insomma una cittadella
costruita con mattoni di fango e paglia impastati (come tutta
l'architettura qui) e intonacati poi all'europea.
Io e mio padre siamo stati presentati a 1.000 professori-studenti,
ci hanno acclamato come divinit?, donato mazzi di fiori e cantato
canzoni di giubilo (roba da matti... mi sa che non torno mica in
Italia!!!!)
Ho potuto rivedere il mitico Abele (qualcuno di voi ricorder? lo
spettacolo di due anni fa che avevo messo in scena con lui a Ferrara).
Qui Abele, responsabile educativo OMG, ? una specie di ministro della
pubblica istruzione, dato che il governo ha demandato (ammettendo la
propria incapacit?) il compito di alfabetizzare il 90% del paese, quello
sparso tra le montagne. E' una persona entusiasta, intelligentissima e
concreta, che tra incontri con le ambasciate, col presidente Toledo e i
suoi ministri, con i suoi missionari, riesce a tutelare il futuro di
almeno 100.000 bambini. Io al posto suo mi cagherei sotto, comunque lui
si fa un mazzo cos?. Gratis
naturalmente!
Parlando del nostro viaggio in Per? e del corso di aggiornamento, si
?deciso di affidare il corso di fisica a mio babbo (come gi? sapevo)
mentre a me ? stato appioppato un corso di costruzione-installazione di
computer, oltre naturalmente al corso di musica. Non ? un lavoro da
poco, poich? qui il computer ? una cosa aliena (per lavorare ho a
disposizione 2 pentium 200Mhz, di quelli che noi rottamavamo 5 anni
fa!), la corrente salta pi?volte ogni giorno e soprattutto gli stessi
volontari italiani non ne sanno una mazza, quindi ho dovuto iscrivere
anche loro ai miei corsi! Considerando l'importanza vitale che il
computer ha per la modernizzazione del paese, per le comunicazioni con
l'Italia, per garantire un'occupazione futura a tutti i ragazzi
peruviani... il mio compito ? delicatissimo e vitale. Comunque i
risultati sono stupefacenti, hanno davvero una voglia matta di imparare:
se avessero a disposizione i nostri mezzi sicuramente ci metterebbero
all'angolo nel giro di una generazione.
Per la musica il discorso ? diverso: non hanno mai ascoltato un
blues, lo swing, conoscono un po' la salsa... per il resto si
rimbecilliscono con delle nenie peruviane (tutte in MIm o SOL), non
vanno a tempo e non si ascoltano tra di loro. Cos? il primo pomeriggio
di lezione ho formato un gruppo di 6 elementi (denominati 'Los
Desesperados'): 2 flauti, 1 chitarra basso, 1 percussione e 2 chitarre
acustiche. Sono riuscito mettendo un po' di ordine a fargli suonare 2
canzoni peruviane con la modalit? 'tema, assoli uno alla volta, tema
finale' come si usa nel blues e nel jazz. L'improvvisazione ? un po' una
tragedia, perch? non sono abituati a inventare ma a copiare.
L'inventiva ? dura da svegliare, ma ? fondamentale per aprire la mente e
rendere sveglie e consapevoli le persone. Questo appunto ? il problema
fondamentale della giovent? peruviana! Alla sera comunque c'? stata una
gran festa per l'inizio dei corsi, con una pantagruelica magnata a base
di gallina (matata nel pomeriggio) condita con salse strane ma squisite,
pi? ogni ben di dio di verdure e frutta. La festa ? culminata con la
trionfale esibizione dei 'Los Desesperados', ero troppo contento....
Adesso i ragazzi del mio nuovo gruppo gi? parlano di preparare un
demo live (cio? vanno a eseguire il demo di volta in volta nei bar dei
pueblos) e di proporsi per suonare ai matrimoni. Todo el mundo es pais!
Cos? questa mia nuova vita procede, le giornate sono lunghissime,
intense e piene di emozioni. Quando i corsi me lo permettono vado a fare
lunghe camminate, a visitare rovine inca perfettamente conservate e non
sfruttate dal turismo. Il mio babbo, cercando di scalarne una (per
l'anima del cazzo!) ? cascato all'indietro riportando un taglio in testa
e ammaccature varie. Niente di grave, ora sta bene, ma ? stato un bello
spavento. Avete capito comunque da chi ho preso la mia cazzoneria,
vero?
Una sera dopo la cena Abele (vecchia volpe) mi ha fatto preparare un
palchetto con due tavoli e ha annunciato ai 1.000 corsisti che avrei
suonato per loro. Dopo di che mi ha allungato una chitarra dicendomi
'Vai e sconvolgili, fagli sentire le cose che non hanno mai sentito,
accendigli la scintilla!' Gasato da questa premessa e dal coro 'Ghido,
Ghido...' che faceva tremare la grande sala ho cominciato con i Beatles,
Elvis e gli U2 per terminare con Jimi Hendrix suonato sopra la testa,
dietro la schiena e con una brugola da ferramenta usata a mo' di slide!
Una vera esibizione da maraglio, che per? ha avuto l'effetto sperato da
Abele: da allora tutti qui mi guardano come fossi davvero il dio sceso
in terra e vogliono imparare a suonare. Per adesso gli ho insegnato il
blues, sarebbe carino arrivare a fine corso coi 'Los Desesperados' che
suonano una cover di punk-rock coi flauti andini... E' un'impresa
ardua!!!!
Coi volontari mi trovo bene, con alcuni di loro siamo diventati
amiconi. Qua si prega anche per cagare, si medita, ci si prostra davanti
ai crocifissi... questa cosa proprio non la reggo! Cos? sono diventato
abilissimo a eclissarmi quanto sento odore di Padre Nostro!!!!!!! Ho
avuto uno scazzo l'altro giorno con una volontaria saputella: ho
spiegato a un ragazzo, durante una camminata, un po' di filosofia
no-global. Gli ho raccontato dello sfruttamento del sud del mondo, del
capitalismo occidentale, dei gringos che hanno depredato paesi come il
Per?. Soprattutto gli ho spiegato che lo hanno fatto sempre in nome di
Dio, che le religioni sono il modo migliore per giustificare le
malefatte, le discriminazioni e il classismo. Lui era incredulo, questo
non glielo avevano mica spiegato. Pensava che il Cattolicesimo avesso
portato l'amore per la persona, sostituendo la barbara religione inca
che sacrificava le persone. Allora via a parlargli dell'inquisizione...
non riusciva a credere che davvero i cattolici avessero potuto torturare
e dare alle fiamme persone perch? ritenute arbitrariamente possedute
dal demonio! Gli ho spiegato anche il perch? in Europa si boicotta la
Nestl? e la CocaCola (che qui sono ovunque, anche nei pueblos di 3 case
sperduti nella Selva Amazzonica). Abbiamo parlato della Cina, del
rispetto dei diritti umani e della libert? di pensiero, della Monsanto,
di Microsoft.... Alla fine era davvero scardinato e pensieroso, cio?
l'obiettivo che volevo raggiungere.
A tavola ho quindi chiesto ai volontari il perch? di un'educazione
cos? lacunosa su ci? che riguarda non la politica, ma il mondo in cui
viviamo (e che probabilmente travolger? questi ragazzi se non saranno
preparati). Una mi ha risposto che queste considerazioni non danno da
mangiare ai popoli e che sono perversioni di noi che siamo rimasti in
Italia a teorizzare. Le sono saltato alla giugulare, le ho chiesto cosa
pensava lei degli argomenti che avevo trattato col ragazzo... mi ha
risposto che non era d'accordo... guarda che non c'? da essere d'accordo
o meno cogliona! sono fatti, non opinioni, quindi o conosci o non
conosci!... Alla fine ha ammesso che lei non conosce niente, non segue e
non le interessa, comunque pensa che il mondo non possa essere cos?
cattivo come lo dipingo io.
E questo ? il pensiero comune di quasi tutti i volontari italiani
che prestano servizio qui in Per?. Pur apprezzando moltissimo la loro
dedizione, forza e generosit?, non posso non giudicare male loro miope
ingenuit?, la non capacit? di annodare i fili che sono un po' pi? in l?
del loro naso. Cos? potranno certo salvare delle generazioni dalla fame e
dai vizi, ma non potranno mai formare persone aperte e consapevoli,
capaci di incidere davvero nel mondo!
Il problema della cultura generale, come ammette lo stesso Abele
(persona davvero sopra la media e senza pregiudizi), qui ? abissale. Nel
senso che nelle missioni riescono a formare i ragazzi in tante materie
scolastiche, nell'apprendimento dei mestieri, ma si trascura
completamente la lettura, la musica, tutte le cose non specifiche che
per? aprono il modo di pensare, danno informazioni e cultura che i
mestieri non riescono a fornire. Purtroppo su tante, troppe cose, qui
nessuno ne sa un cazzo e non gli interessa nemmeno imparare. Questa non
curiosit? vale anche per molti italiani che sono qui (e che spesso sono
scappati dalla vita in Italia).
Spero di non avervi annoiato con queste considerazioni. Mi fa comunque piacere raccontarvi le cose che vedo qui.
I prossimi giorni sar? ancora a Tinti per i corsi, tranne il fine
settimana che penso di passare in altre 2 missioni, San Luis e Chacas,
cio? dove ha sede il laboratorio di chitarre e strumenti musicali e dove
c'? la sede principale dell'OMG, con il grande ospedale. Trovare una
connessione internet in questi posti dimenticati ? un'impresa, comunque
prover?. Adesso vi scrivo da una connessione di una casa a due ore di
cammino a piedi da Tinti. Questo telefono funziona 1 ora al giorno se va
bene... questo per farvi capire la situazione!
La salute mia e di quelli che sono con me ? ottima e il morale alto, non ci sono particolari problemi.
Voi mi raccomando, fate i bravi, anzi no, fate come cazzo vi pare che va sempre bene :-)
Un abbraccio
Guido
27 Gennaio 2005
Hola amigos, y buenas tardes!
che poi in Italia adesso ? sera...
Ultimamente trovare una connessione internet ? un'impresa, perdipiu'
avendo fatto due volte la strada a piedi (2 ore sotto la canicola) per
scrivervi, ho trovato una maledetta cicciona ignorante che chattava fino
alla fine delle ore disponibili per la rete. Le ore disponibili sono
solo 2, dalle 12 alle 14.
Le mie giornate qui in Per? sono sempre molto interessanti e vivaci.
Oramai riesco a capire abbastanza bene il castigliano e a farmi
intendere, anche se non conosco mezza regola di grammatica e coi verbi
ausiliari ci faccio regolarmente a pugni!
Le mie ore di lezione qui nel pueblo di Tinti sono aumentate di
parecchio, per cui questa settimana ho avuto meno tempo per viaggiare,
conoscere... e scarpinare sulle Ande. Il mio corso di 'computadora'
viaggia spedito, oramai i miei 44 studenti si avvicinano alla prova
finale, in cui dovranno a gruppi di 4 montare e
smontare un PC. Per il corso di musica invece si fa fatica a trovare
il tempo necessario per le lezioni, dato che qui i ragazzi tengono gi?
una media di 8 ore al giorno nelle classi. Comunque ormai macinano bene
il giro di blues, cos? possiamo improvvisare a manetta evitando di
ricadere nelle nenie peruviane.
L'altra sera mi hanno ingaggiato per un altro concerto, dopo la
cena. Cos? gli ho suonato un po' di pezzi rockettari, dagli U2 ai
Soundgarden, pi? una lancinante versione hendrixiana del 'Condor
pasa'..... mi guardano ancora come fossi Mork sceso da Ork, per?
cominciano a fare l'orecchio a queste americanate! E poi da quando sono
salito in cattedra sono diventato per tutti 'Don Ghido'!!!
Durante la giornata di gioved?, ho approfittato del fatto che i
ragazzi erano costretti a seguire un corso intensivo di teologia, tenuto
da un ciccione italiano che non ha mai lavorato 5 minuti in vita sua!
Questo strano figuro si aggira sempre per la missione con in mano il
breviario, oppure si annida in cucina aspettando che qualcuno prepari il
caff? o che sia pronta la cena. Mi diverto un mondo a sfottere e a
stuzzicare la psiche di questa cariatide, sempre pronta ad argomentare
su dio e consimili ma totalmente inetta a dare una mano in qualsiasi
faccenda.
Vab?, dicevo comunque che gioved?, trovandomi mezza giornata di
libert?, sono saltato su una jeep che andava a Llamellin e ho visitato
questo pueblo, dove ha sede la seconda (per grandezza e tradizione
storica) missione dell'OMG. Non potete immaginare che cosa sono riusciti
a fare in questo paesello.... Hanno messo in piedi una cooperativa con
una scuola di lavorazione del legno, che produce mobili destinati alle
mostre-mercato, come quelli di Huaraz; un laboratorio di pittura, dove
si fa la decorazione di mobili e sculture e dove producono quadri
anch'essi destinati alla vendita. Hanno una tenuta gigantesca dove
allevano conigli, porcellini d'india, maiali di 250 kg! Poi coltivazioni
di fiori e ortaggi vari... C'? addirittura una coltura di sementi, cio?
selezionano e producono dei semi, soprattutto di patata e mais, e li
stoccano in 2 grandi granai appositamente costruiti. Quando sono pronti
li regalano ai contadini della zona, che cos? possono rinnovare le loro
sementi ormai vecchie, quasi sterili e intaccate dai parassiti.
In costruzione hanno un grandissimo forno (il cantiere ? di 500mq)
che servir? a cuocere i mattoni di argilla (25.000 mattoni al giorno!). A
questo proposito, qui ? attiva anche una cooperativa per costruire case
secondo il modello europeo (praticamente sono villette in muratura che
assegnano poi achi ne ha bisogno). In questo momento hanno un cantiere
enorme da cui stanno nascendo 20 case.
Solitamente nell'OMG funziona cos?: c'? un volontario italiano che
segue e coordina ognuna di queste attivit?, poi i peruviani pi? esperti e
fidati, tra quelli usciti dalle scuole e dalle parrocchie OMG,
proseguono il lavoro e si avvalgono del lavoro degli abitanti del posto.
Tutti naturalmente sono regolarmente pagati (tranne il volontario
italiano) con stipendi di gran lunga superiori alla media locale.
In questo modo, grazie all'attivit? dell'OMG, un paese come
Llamellin, che prima era poverissimo, adesso prospera e ha un tasso di
occupazione elevatissimo, tanto da attirare l'emigrazione dai paesi
vicini (ricordatevi che lo scopo principale dell'associazione ?
contrastare l'emigrazione a Lima di tutti i montanari, che ha distrutto
l'economia andina e saturato la capitale di desperados).
Oltre alle attivit? che vi ho descritto, a Llamellin c'? anche una
panetteria artigianale in cui si producono, tra le varie 25.000
panettoni ogni anno (qua ne vanno matti!). L'oratorio della parocchia,
con la relativa scuola, ospita ogni anno almeno 1.000 ragazzi, per cui
anche questa struttura ? imponente. Adesso qui le scuole sono chiuse, ci
sono le vacanze 'estive', e gli studenti vengono impiegati in 2
attivit?: i maschi fanno forestazione (cio? piantano alberi nelle zone
pi? aride della montagna) e le femmine fanno la 'costura', cio? lavori a
maglia e decorazioni, che poi vengono vendute nei mercatini in Italia.
E non finisce qui: c'? perfino un orfanotrofio, inaugurato un anno
fa grazie a donazioni provenienti dall'Italia, che arriva a mantenere
fino a 200 bambini! Vista da fuori questa tenuta ? praticamente identica
al pi? lussuoso agriturismo dell'Umbria.
Da quanto vi ho descritto credo possiate immaginare la mole immensa
di attivit? che sono tenute in piedi dai pochi volontari OMG... in Per?
non si annoiano di certo! Praticamente ? uno stato nello stato, che le
istituzioni qui hanno accettato, visti gli immensi benefici (tra
strutture e attivit?) che ricavano sul territorio gratuitamente.
Le storie dei volontari OMG sono altrettanto interessanti, perlomeno
quelle delle persone pi? in gamba. Ad esempio Paolo, il nostro cicerone
a Llemellin, che tra l'altro ? responsabile di una cooperativa e di
mille altre attivit?, in Italia era un rappresentante di una fabbrica di
arredamento. E' un vero 'duro', tipo il veterinario dell'amaro
Montenegro! Ha sposato una maestra italiana, che prima era stata in
Ecuador per qualche anno, e tengono un pargolo di 3 anni. Giordano e
Ivana vivevano a Como, lui spazzino e lei infermiera nell'ospedale: sono
qui da 7 anni e si occupano di un sacco di cose, oltre ad avere in
cantiere il 5 figlio. Ci sono naturalmente delle eccezioni, dei
disadattati che in Italia erano in crisi e sono venuti qui a rifarsi una
vita, o gente semplice che non ha mai avuto dubbi pi? grandi che
'stasera femo pasta o riso?', figuriamoci delle crisi esistenziali... e
poi quando vengono sfiorati da pensieri troppo grandi c'? sempre il buon
vecchio dio a giustificare tutto e a rimetterli tranquilli con la loro
coscienza!
Per girare un po' di pi? il Per? ho approfittato del fine settimana
(dato che anche qui non si fa lezione). Venerd? sera ho approfittato di
un passaggio in jeep per andare a San Luis, a 4 ore di strada sterrata
modello Tagad? Advanced! E' stata un'occasione anche per sperimentare un
altro piatto forte del turismo andino: LA DIARREA!!! Man mano che
avanzavamo verso la cordigliera innevata ho cominciato ad avereuna
nausea bestiale, poi conati e brividi... ho dovuto fermare la jeep per
vomitare l'anima! Vi assicuro che vomitare a 4.000 ? un'esperienza degna
di Sid Barret! Rientrato in macchina abbiamo proseguito il viaggio, ma
il mio calvario era appena iniziato... brividi e... voglia di cagare!
Arrivati a San Luis mi sono fiondato nel cesso della missione
(ovviamente non c'era la carta igienica!) e poi a letto senza cena!!! La
notte mi ? venuta la febbre a 40? (non sto scherzando, giuro!) e il
giorno seguente ho visitato il fido water almeno 10 volte! Questa segno
della mia caducit? per? non mi ha impedito di portare avanti come un
supereroe lo scopo della mia visita a San Luis: il laboratorio di
chitarre!
Come alcuni di voi gi? sanno, uno degli scopi della mia visita qui
in Per? ? andare a vedere dove e come vengono costruite le chitarre
acustiche dell'OMG. Questa attivit? dell'artigianato, rispetto ai mobili
e alla scultura, ? molto meno sviluppata, anche se il prototipo che
avevo ricevuto qualche anno fa era per certi versi incredibilmente ben
fatto. A San Luis ho preso subito contatto col responsabile di questo
settore, che mi ha portato in uno stanzone scalcinato dove giacevano
ammassate chitarre finite e telai appena abbozzati. Il risultato di
questo lavoro ? incredibile!!! Le chitarre suonano magnificamente, le
casse addirittura sono di abete armonico aperto in due cio? il massimo,
il manico ? perfettamente lavorato e proporzionato; la cassa grande
tiene un sustain lunghissimo alla nota, manco fosse una Guild da
2.000Euro. Insomma, oltre ogni mia pi? rosea aspettativa.
Ho deciso che gli dar? una mano a vendere queste chitarre in Italia,
anche perch? il prezzo che chiedono ? demenziale (costano come una
classicaccia di compensato!) Pi? tardi ? arrivato anche il 'liutaio', un
ragazzino di 18 anni, occhi vispi e modi gentili, che era commosso a
sapermi a San Luis per vedere lui. Tutte le chitarre per ora le realizza
lui a caso cercando di ascoltare le dritte dei musicisti che passano di
l? (uno ogni 3 anni!) e sogna di conoscere dei grandi liutai da cui
imparare meglio il mestiere. Avventure come queste possono capitare solo
in un paese assurdo come il Per?! Abbiamo passato tutto il pomeriggio a
parlare di come migliorare il prodotto, gli ho dato parecchi
suggerimenti pratici (sul suono non ho niente da eccepire) e alla sera
sono tornato in cesso felice e contento!
Il mattino a seguente, dopo una nuova performance al gabinetto, alle
6 ho preso la corriera per andare a Chacas. Questa ? la localit? da cui
? nata tutta la favola delle missioni OMG, una trentina di anni fa,
quando Padre Ugo venne ordinato parroco di questa favela. Ora grazie a
lui e alla sua lucida follia, Chacas ? una delle pi? importanti citt?
del Per?, e soprattutto l'unica oltre a Lima a tenere un'ospedale
professionale. Questo ospedale raccoglie tutti i malati della
Cordigliera, distanti anche 18 ore di macchina! Qui non c'? altra
possibilit? di farsi curare, o vai a Chacas o vai a Lima (che ? per?
sulla costa ad altre 12 ore di macchina). La struttura ? stata
realizzata esclusivamente dai volontari OMG con donazioni italiane, i
macchinari all'interno sono tutti italiani e i medici sono primari
italiani che vengono a fare le ferie qui (cio? lavorano gratis!).
Per fortuna l'Italia non ? solo Berlusconi!
Dopo una mangiata di riso in bianco nella parrocchia parlando male
della destra in Italia e dopo un giro per le innumerevoli attivit? OMG
presenti a Chacas (molto simili a quelle che ho descritto per Llamellin)
ho preso un'altro passaggio in jeep e sono arrivato nel pueblo di
Pomallucay, dove ? situata una chiesa e un seminario di una bellezza
sconcertante, tutti realizzati in pietra a vista e all'interno decorati
con tutto l'artigianato peruviano delle missioni OMG. Per me la bellezza
di questa chiesa ? superiore perfino alla basilica di Lima o di Cusco,
di stile troppo coloniale.
Un'ottima cena di riso in bianco e altre abbondanti cagate a
Pomallucay, e alle 4 la partenza di nuovo.... questa volta si torna a
Tinti, dove ricomincio i corsi e rivedo il mio babbo, rimasto a
insegnare i suoi pendoli e le sue leggi di gravit? in
castigliano-ferrarese. Mercoled? ho l'esame per la fine dei miei corsi,
dovr? dare un voto a tutti i miei alunni....... Che schifo, non avrei
mai pensato di cascare cos? in basso e di finire in sala professori.
Chiedo perdono a tutti coloro che negli anni hanno diviso con me l'onore
di essere gli ultimi della classe!
Ormai si avvicina il momento di riprendere il volo per l'Italia (il
30 gennaio) ma mi restano ancora giornate peruviane da vivere! Avr?
ancora modo di scrivervi prima del volo, probabilmente da Lima. Comunque
qui, cagone a parte, va tutto bene, mi sto stancando molto ma ?
un'esperienza interessante che andava presa al volo.
Avanti tutta, e voi nella nebbiosa italia fate i bravi e studiate, che appena torno si fa compito in classe.
Ormai sono diventato una merda come tutti i prof..........
Un caldo saluto dalle alture peruviane!
Guido
30 Gennaio 2005
Hombres!
Vi scrivo questa lettera, probabilmente l'ultima dal Peru', per
dirvi che sto bene e che tra poche ore mi imbarcher? con un volo
dell'Iberia, destinazione Italia!
Negli ultimi giorni non mi sono certo risparmiato, cercando di non
sprecare ogni istante di questa avventura peruviana. Ma torniamo a dove
eravamo rimasti, cio? al mio rientro a Tinti per portare a termine i
corsi di informatica e di musica.
Per quanto riguarda la computadora, una sfiga colossale ha funestato
il corso! Infatti una scarica violenta della corrente elettrica, che
qui si ottiene con generatori un po' alla cazzona e che comunque saltano
diverse volte al giorno, mi ha bruciato uno dei 2 Pentium che utilizzo.
Uno dei cavi che dall'alimentatore arriva alla scheda madre si ?
completamente sciolto, squagliato! L'unico pezzo che si ? danneggiato ?
la scheda madre, comunque da l? abbiamo dovuto lavorare solo sull'altro
PC, che per fortuna al momento del ciocco non era alimentato. Mercoled?,
terminate le lezioni, sono cominciati gli esami! Le mie classi si sono
trovate davanti il computer smontato pezzo per pezzo e in un'ora lo
hanno rimesso in funzione: non ci crederete, tutti lo hanno saputo fare,
commettendo pochissimi errori veniali.
Un gruppo addirittura ci ha messo 35 minuti soltanto! Mi sono
sentito per un giorno un grande professore di informatica (poi mi ?
passata per fortuna!) Il bilancio quindi di questo mio corso (del tutto
improvvisato grazie all'intuizione di Abele) ? stato decisamente
ottimo..... Va da s? che mentre gli insegnavo a montare i computer gli
spiegavo anche di software libero, della nascita della Microsoft e dei
processi che hanno coinvolto il gruppo di Bill Gates, spiegavo che
dentro a un sistema Linux non si prendono virus... insomma sotto il saio
di volontario OMG nascondevo le mie vere spoglie di apostolo del dio
noglobal! I ragazzi sono molto stupiti di queste cose che gli racconto,
ma a poco a poco hanno capito che tutti i fili si riannodano nella
stessa direzione, quella dei grandi uomini d'affari e delle
multinazionali.... Come gi? dicevo in un'altra lettera, il problema ?
che neanche i loro tutor, gli italiani dell'OMG, sanno niente di queste
storiacce, anzi sono i primi a fare la faccia incredula e diffidente,
quasi temendo che io sia venuto a spargere zizzania inventandomi delle
balle!
L'ultima sera mia e di mio padre a Tinti ? stata davvero bella. Dopo
cena (avevano preparato una torta con scritto 'Ciao Foddis') hanno
montato il solito palchetto e cos? ho suonato un'ultima volta per loro.
Nel finale per? ho chiamato su Melit?n, il mio allievo pi? talentuoso, e
abbiamo suonato un blues assieme... Poi, a sorpresa, sono saliti su
tutti i 'Los Desesperados' e mi hanno dedicato un paio di canzoni che di
nascosto avevano provato tutto il giorno........... ovviamente nenie
peruviane! La serata ? finita a tarallucci vino risate e abbracci di
saluto, poi la mattina seguente sono partito con mio padre per Huar?z.
Prima di arrivare per? ci siamo concessi una fermata a Chavin, ove
sorgono delle rovine pre-incaiche (addirittura del 2000 a.C.) sotto
forma di una grande piazza con le gradinate e una serie di abitazioni
sotterranee costruite nella roccia, un dedalo di cunicoli dove a ogni
curva stava scritto in castigliano 'vietato pisciare'. Confesso che la
stavo per fare nel cunicolo principale....
A Huar?z ho lasciato il mio babbo al suo destino... mentre lui si
dirigeva a Lima per una 2 giorni politica tra ministeri, ambasciate e
uffici pubblici (va a chiedere finanziamenti alla sede locale UE, al
governo peruviano e al console italiano) io ho approfittato della
libert? per andare a conoscere un nuovo pezzo di Per?. La localit? da me
scelta ? stata Chimbote, 500km a nord di Lima sulla costa.
Citt? famosa per il clima caldo e ventosissimo, per il porto (uno
tra i pi? pescosi del mondo) e per le fabbriche di mangimi derivati
dalla pesca, con conseguente puzzo di pesce marcio, Chimbote era la
citt? che cercavo! Niente turismo, popolazione conosciuta come la pi?
violenta del Per?, altissimo tasso di criminalit? e di violenza... cos?
mi era stata presentata da Abele.
Ad aspettarmi a Chimbote c'era Piero, con la sua casa-container a
fianco della cattedrale che lui ha l'incarico di costruire! L'arrivo non
? stato dei pi? riposanti... giunto col pullman da Huar?z alle 4 di
notte, ho preso un taxi, anche se me lo avevano sconsigliato perch?
solitamente qui caricano i turisti, li portano nelle favelas, li
fraccano di botte e li derubano... Ho guardato in faccia il conducente e
mi sono fidato, cosicch? dopo 5 minuti ero davanti alla cattedrale in
costruzione. Quello che non mi aspettavo era di trovare un tetro
paesaggio di baracche, sabbia e rifiuti, lo scheletro della chiesa
totalmente cinturato da una palizzata invalicabile, nessuna traccia di
anima viva nei paraggi. Pagato il tass? ho cominciato a camminare
intorno alla palizzata, cercando un'entrata... confesso che mi son
cagato sotto! Ho pensato 'qua Guido siamo nella merda', quando
dall'altra parte un tipo in spagnolo mi ha chiesto 'chi va l?!' 'Soy
Guido, amigo italiano de Piero y Teresi'. Mi ha aperto... teneva il
mitra carico! Finalmente ero arrivato a letto, anche questa giornata
poteva considerarsi conclusa...
Andato a dormire in un container perfettamente attrezzato di ogni
cosa, compresa l'acqua calda e la doccia, mi sono svegliato verso le 8.
Con la luce del giorno Chimbote aveva un aspetto completamente
differente. Non era bella, ma era molto vera!
Conosciuta la famiglia che mi ospitava (una coppia di volontari OMG,
lui ex costruttore edile in Italia, da 30anni al servizio delle
missioni in Per?) e consumata una degnissima colazione con spremuta di
Papaya e altre leccornie, ? cos? cominciata questa nuova avventura.
Sono salito su tutti i traballanti ponteggi della cattedrale, fino a
raggiungere la cupola, 30m pi? in alto, da cui si pu? vedere tutta la
citt? di Chimbote, col suo piano edilizio che sembra realizzato da un
ubriacone (e sicuramente lo ?!) e col suo enorme porto intasato di
pescherecci. All'orizzonte oceano e deserto! Gi?, deserto! Qui la costa ?
sempre e solo deserto, poich? le correnti del mare tengono lontane le
perturbazioni della Sierra e di conseguenza non piove mai. Piero mi ha
portato a vedere quello che forse ? il progetto pi? assurdo e pi?
affascinante di tutti quelli imbastiti dall'OMG: la casa dei bambini di
strada.
Il progetto bene o male ? questo: hanno deviato un corso d'acqua
della Sierra facendolo passare in mezzo al deserto. Poi hanno acquisito a
costo zero questi terreni abbandonati e gi? ci sono delle costruzioni
in muratura. Qui per ora si allevano lombrichi, che servono per mangiare
la sabbia sterile creando humus coltivabile. Vicino ai pochi alberi gi?
piantati hanno posizionato una stalla che contiene mucche, torelli e, a
lato, porcellini d'india. Questo ? solo l'inizio..... quando
riusciranno a rendere la terra desertica coltivabile ci saranno
piantagioni di ogni tipo, alberi da frutta e da ombra, e finalmente
verr? costruita una casa cooperativa, con annesso oratorio ecc., che
ospiter? i ragazzi di strada impegnandoli nel mantenimento dell'attivit?
agricola e dandogli cos? una possibilit? di riscatto.
A grandi linee questa ? la descrizione di quanto si intende fare
(l'idea, o meglio il sogno, ? proprio di padre Ugo, il gran capo). Detta
cos? sembra facile, ma basta vedere lo sconfinato deserto per capire
come questa idea, se mai avr? una possibilit? di vedersi concretizzata,
dovr? aspettare almeno un paio di generazioni di duro lavoro! Comunque
vedere questo pezzo di Per? ? stato bellissimo, su una jeep modernissima
e inarrestabile, modello Parigi-Dakar, valicavamo le dune e le pietraie
desertiche rompendo il silenzio millenario... Non ero mai stato in
mezzo al deserto!
Un'altra piacevole scoperta di Chimbote ? stato il mangiare: poich?
c'? pesce freschissimo e frutta tropicale i menu qui sono gustosi e
sani, inoltre essendo una citt? portuale e non turistica il costo della
vita ? bassissimo! Al pomeriggio mi ? venuta voglia di fare il bagno
nell'oceano, ma poich? il mare pulito dista parecchi chilometri e poich?
nessuno aveva il tempo di accompagnarmi,
Piero mi ha dato le chiavi della sua megajeep dicendo 'U?, mica f?
il pirla eh?'. Io incredulo gli ho ricordato che non tenevo n? patente
n? passaporto e non ne avevo mai guidata una cos?... 'Beh, se ti fermano
quei pirla della polizia dagli 20 soles cos? non ti rompono pi? le
palle!'
Con questa premessa ho preso il possesso della jeep e mi sono
avviato per la strada sabbiosa. Dapprima timido con le marce, poi a poco
a poco pi? agile, in breve mi sono trovato su un mezzo da 100mila euro a
scorrazzare per la costa desertica del Per?. Polizia ne ho trovata
tanta, ma ogni volta usavo la tecnica tutta italiana di farsi superare
da un maraglio locale, accodarsi facendo fermare lui dai poliziotti.
Senza accorgermene erano gi? passate 2 ore, mi stavo divertendo come
un pazzo. Ho visto una bella spiaggia attrezzata, cos? mi sono fermato e
ho fatto il bagno e preso il sole per tutto il pomeriggio. Dopo 2
settimane di Ande ne avevo proprio voglia! Sulla riva delle improbabili
discoteche peruviane (tutte senza traccia di un solo cliente) sparavano
le loro musichine a tutto volume.
A distanza di pochi metri tutti i suoni delle discoteche concorrenti
si mescolavano creando un casino gigantesco di decibel e di generi
differenti. Il prevalente era comunque la salsa. A un certo punto hanno
messo su un cd e... non ci crederete mai.... erano tutte le canzoni dei
Ricchi&Poveri; suonate magistralmente da un gruppo di salsa di 20
elementi!!!! Ero l?, sulle rive del Pacifico, ad ascoltare 'Sar? perch?
ti amo' cantata da un cubano al ritmo del montuno...
Cari amici che ascoltate BRRR Parade ogni domenica... dovete ammettere che qualche volta le mie idee sono avanti :-)
Alla sera di nuovo una cena di pesce strabiliante e poi a letto, totalmente stremato!
Il giorno seguente ancora turismo, compere per i mercati di Chimbote
(niente artesania turistica per?, vestiti e cose di uso comune
peruviano, come piace a me!) E' stata una giornata essenziale per me,
per rilassarmi un po' e chiudere il mio cerchio su questo assurdo e
controverso paese, per sentirmi finalmente parte della vita reale
peruviana, lontano anni luce dal turismo Macchu Picchu.... era
l'esperienza che cercavo prima di partire per l'Italia. Grazie Chimbote!
Niente violenza e rapine come mi avevano fatto intendere, solo vita
reale e niente sconti per i gringos!!! Ah dimenticavo, e una gran puzza
di pesce!!!! Di sera nuova partenza, stavolta in pullman per Lima, che
giunge a destinazione in perfetto orario alle 7.30. La giornata di
sabato scorre lenta, come se ormai il tempo che mi separa dall'ultimo
tass? per l'aeroporto sia da consumarsi nell'attesa. Un amico peruviano
della casa OMG di Lima, Alex, mi porta in giro per i mercati, finch? non
rimaniamo intrappolati nei tafferugli dei tifosi di Lima. Infatti qui
vicino alla casa sorge lo stadio nazionale, e proprio questo sabato si
celebra un quadrangolare di pallone con le migliori (si fa per dire)
squadre di pallone del paese! L'appuntamento ? molto sentito, stadio
esaurito (i biglietti arrivano anche a costare 2.500 lire, 5.000 dai
bagarini). Io vorrei entrare ma Alex non se la sente di spendere tutti
questi soles per il pallone, cos? andiamo a zonzo, finche la torma di
tifosi perdenti non esce dallo stadio minacciando disordini. Io non ho
paura, mi sembra un normale dopopartita italiano... il mio amico mi
spiega che per? ? proprio in situazioni come queste che un gringo, se
viene messo a fuoco, rischia guai seri: il tifo pallonaro diventa un
pretesto per depredare il malcapitato e cercare in questa beota maniera
il riscatto sociale!
Todo el mundo es pais!!!!
Dovrebbe essere la mia ultima avventura in Per?, adesso preparo le mille borse e gli zaini e aspetto l'ora del volo.
Vi confesso, ho voglia di tornare nella nostra lercia e merdosa italietta....
Credo per? che qui torner? prima o poi
Un bacione a tutti voi
Guido
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